martedì 16 settembre 2008

Piero Pelù: "Nel rock italiano tante buone proposte"


Sta girando l’Italia dalla fine di giugno per far conoscere al pubblico la sua ultima creazione, l’album «Fenomeni». Piero Pelù sta calcando i palchi dello stivale portando il suo rock all’italiana tra novità e ritorno alla tradizione. Al suo fianco, l’affiatata band composta da Daniele «Tom Tom Barni» Bagni al basso, Paolo «Zio Pol» Baglioni alla batteria, Federico «Sago» Sagona al piano elettrico e Cosimo «Zanna» Zannelli alle chitarre.
Piero, hai passato l’estate in tour, come sta andando?
Sono veramente felicissimo di come sta andando questa tournée, ma soprattutto della risposta del pubblico. Evidentemente questo ultimo album, «Fenomeni», ha ricucito un po’il legame con i vecchi fan dei Litfiba, quelli più rocchettari, che grazie a questo sound si sono riavvicinati alla mia musica. Sono orgoglioso anche della band che sta suonando molto bene. Suonano con me musicisti molto preparati con degli arrangiamenti nuovi che funzionano davvero. Poi lo spettacolo è elaborato e completo perché ha una scaletta ricca che non include soltanto pezzi del nuovo album, ma anche diverse «perle» che provengono da tutta la mia carriera artistica. Lo show, inoltre, non è composto di sola musica, ma abbiamo inserito anche diverse parti mimiche e parlate che mi diverto molto a fare e allo stesso tempo riscuotono un forte apprezzamento da parte del pubblico.
Ormai fai parte della scena musicale rock dagli anni Ottanta. Come si è evoluto questo genere in Italia?
Il rock si è evoluto insieme all’innovazione tecnica. In particolar modo l’avvento del computer ha rappresentato la svolta perché ormai con pochi soldi si riescono a produrre dei demo o anche dei dischi che prima costava un occhio della testa realizzare. Nei primi anni Ottanta anche gli studi erano tutti di scarsissima qualità
Esistono giovani gruppi italiani che oggi come oggi possano rappresentare degnamente il genere rock?
Gruppi emergenti degni di nota ce ne sono a decine. Il mio show di Milano, per esempio, è stato aperto dai Graffito, un gruppo metà milanese e metà torinese che è veramente molto interessante, suona una bella miscela italiana di rock, metal, funky e rap. Sono molto orgoglioso che questa band abbia suonato prima di me.
Durante la tua carriera artistica hai avuto modo di collaborare con diversi artisti tra cui Jovanotti, Gianna Nannini, Ligabue e perfino Mina. C’è ancora qualcuno con cui ti piacerebbe lavorare?
Sono veramente tanti gli artisti italiani che stimo e non mi va di fare nomi perché rischierei di dimenticare qualcuno. A me piace molto la collaborazione in generale, mi piace sempre perché rappresenta uno scambio e tutto quello che è scambio è allo stesso tempo arricchimento personale e crescita. Qui ci si riallaccia un po’ al tema che tratto nel secondo singolo del mio ultimo album «Viaggio» in cui dico proprio che lo scambio di sguardi, di esperienze, di parole è ciò che ci permette di crescere.
A proposito del tuo ultimo album, in «Né buoni, né cattivi» hai cantato della separazione con i Litfiba, in «UDS-l'uomo della strada» hai affrontato temi sociali, «Soggetti smarriti» è un lavoro introspettivo e autobiografico: di cosa parla, invece, «Fenomeni»?
Fenomeni è un disco incentrato principalmente sull’importanza e sulla difficoltà della comunicazione al giorno d’oggi. Cerco di affrontare questo tema a 360° da tutti i punti di vista.
C’entra qualcosa questo col fatto che tu abbia voluto raccontare in tempo reale sul tuo Myspace di internet le varie fasi della registrazione dell’album?
Sì, è pienamente nel tema del disco e io mi sono divertito molto a tenere questa sorta di diario di bordo che mi piacerebbe riproporre anche per i prossimi lavori. È qualcosa che nella mia storia di artista mancava. Questo ha permesso un po’ a tutti di entrare gradualmente nell’atmosfera dei pezzi nuovi e creare anche una certa partecipazione facendo vedere, con una pillola quotidiana, ciò che succedeva in studio.
Questo, per caso, vuole essere un tentativo di raccogliere anche fasce di pubblico più giovani, tra quelli che hanno più dimestichezza con internet?
Sinceramente non mi sono mai preoccupato del target. Questo è un problema che spetta agli esperti di marketing, ai pubblicitari e agli esperti di management. Io sono un artista e se dovessi suonare calcolando quella che dovrebbe essere la risposta finirei a fare musica di plastica. Invece la mia, dopo tanti anni, cerca ancora di essere una musica delle emozioni. Quando avviene l’incontro con chi è interessato alle mie emozioni scatta un bellissimo feeling, se quest’incontro non avviene non importa, non è compito mio piacere a tutti.

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