Sesta edizione per El Día Negro, la giornata dedicata al giallo spagnolo che ogni anno alimenta nuovi spunti di meditazione e di indagine. Ospiti di pregio, nazionali e internazionali, studiosi, giornalisti e scrittori si sono dati appuntamento alla manifestazione organizzata dal professore Dante Liano (nella foto) del Dipartimento di Scienze Linguistiche e Letterature Straniere dell’università Cattolica in collaborazione con l’Instituto Cervantes e si sono confrontati su diversi aspetti e declinazioni del genere poliziesco. Con un grande successo di pubblico, è stato assolto ancora una volta l’onere di un nome impegnativo. El Día Negro riecheggia infatti la Semana Negra, la superfiera letteraria che ha luogo ogni anno a Gijòn nelle Asturie. «Gli studenti partecipano sempre volentieri e si divertono molto – ha spiegato il professor Liano - perché un conto è sentire parlare i docenti che usano un linguaggio accademico e sistemi convenzionali, un altro è ascoltare gli scrittori che per mestiere raccontano storie brillanti».
La giornata si è articolata in due momenti distinti. Nel rispetto della tradizione la valorizzazione dello spagnolo ha avuto il suo momento privilegiato con una mattinata interamente in lingua. Nella conferenza intitolata La pista spagnola, sono intervenuti Juan Aparicio-Belmonte e Carles Quilez due giovani scrittori spagnoli. Aparicio tende all’invenzione letteraria, mentre Quilez è un giornalista della catena Ser, uno dei più importanti gruppi radiofonici, per cui si occupa di seguire gli avvenimenti di cronaca. Per questo motivo è riuscito a conoscere alcuni dei maggiori delinquenti della Catalogna e ha scritto libri sulla storia di alcuni di questi. Durante la tavola rotonda, lo scrittore, ha descritto alcune delle vicende che hanno coinvolto i suoi protagonisti. Dante Barrientos Tecùn, scrittore e professore dell’università di Aix-en-Provence ha spiegato la situazione del giallo in America Latina. Raul Argemì, ha raccontato la sua esperienza di scrittore argentino che ha sofferto la persecuzione durante la dittatura, incarcerato dal 1976 al 1986. Dopo diverse esperienze e viaggi ha riparato a Barcellona dove ha cominciato a scrivere gialli con successo, vincendo molti premi.
Dal dibattito è emerso che la letteratura noir spagnola e ispanoamericana è diventata la narrativa sociale del ventunesimo secolo. A differenza dei romanzi di genere dell’Ottocento questo tipo di letteratura è in grado di raccontare la società, non solo in modo preciso e convincente, ma anche in modo attraente e interessante. Il giallo in lingua spagnola si distingue inoltre per l’importanza della verosimiglianza. Non è fondamentale, infatti, che gli avvenimenti raccontati siano realmente accaduti, ma che sembrino veri. Per converso capita invece che alcuni fatti reali superino l’immaginazione. «In Argentina – ha raccontato Raul Argemì – esisteva, per esempio, una fabbrica di alibi. Si trattava di un’agenzia perfettamente costruita che procurava documenti, biglietti aerei falsi e tutto il necessario per avere scuse indiscutibili nei confronti della moglie o del datore di lavoro di turno».
Durante il pomeriggio l’incontro dal titolo Fantasia, storia, noir si è aperto alla letteratura in generale e al rapporto degli scrittori con i romanzi. Sono intervenuti Marcello Fois, apprezzato scrittore e sceneggiatore, Margherita Oggero, autrice di gialli che hanno per protagonista un’insegnante e che sono diventati una serie televisiva, Nicoletta Vallorani (nella foto a sinistra), insegnante di letteratura inglese e giallista. Hanno partecipato, infine, Ben Pastor (nella foto sopra) scrittrice di gialli storici ambientati nell’impero romano e Barbara Garlaschelli, scrittrice e sceneggiatrice. Si è parlato dell’importanza di essere dei lettori appassionati e onnivori per diventare dei buoni narratori e di quanto sia fondamentale la tecnica. «Una volta si pensava che per diventare scrittori si dovesse essere dei geni ai quali giungeva improvvisamente un’illuminazione – ha spiegato Nicoletta Vallorani –, invece è fondamentale conoscere le regole per poi, magari, infrangerle». Gli autori che hanno ispirato gli ospiti sono molteplici e spesso non giallisti. Per Fois sono stati basilari i romanzi d’avventura di Stevenson, Jack London e Jules Verne, Ben Pastor è rimasta affascinata da Moby Dick di Melville, mentre Margherita Oggero ha amato Alice nel paese delle meraviglie. Barbara Garlaschelli e Marcello Fois hanno spiegato quanto sia affascinante e al tempo stesso complesso scrivere un racconto: «La brevità del racconto – ha detto la Garlaschelli – può risultare spiazzante e poco rassicurante. È necessaria, inoltre, un’ottima capacità di sintesi che non tutti hanno». Per concludere, si è parlato di quanto sia soggettiva la passione per la lettura e difficile consigliare un libro soprattutto ai giovani, disabituati a questo tipo di passatempo che rimane, spesso, solo un pesante obbligo.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento