martedì 9 ottobre 2007

Paul Gauguin e la pittura onirica


“Paul Gauguin. Artista di mito e sogno”
Complesso del Vittoriano, Roma
Dal 6 ottobre 2007 al 3 febbraio 2008

Con oli, disegni, sculture e ceramiche si è aperta sabato scorso al complesso del Vittoriano di Roma la rassegna “Paul Gauguin. Artista di mito e sogno”. 150 capolavori che documentano il percorso umano e artistico del grande maestro, dalle origini ai suoi viaggi in Bretagna, in Danimarca, in Oceania. I richiami alla cultura e alla tradizione sono arricchiti da innovazioni del suo linguaggio pittorico e a un esotismo colto ed eclettico che fanno dell'opera di Gauguin qualcosa di unico e prezioso.
Alla realizzazione della mostra hanno contribuito capolavori prestati da importanti musei pubblici e prestigiose collezioni private di tutto il mondo, tra cui spiccano il museo dell’Ermitage di San Pietroburgo, la National Gallery of art di Washington e la Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen. Quanto esposto, compresi i capolavori dei suoi contemporanei con i quali Gauguin ha avuto rapporti di lunga amicizia, ripercorre l’intero cammino della vita e dell’opera dell’artista, da cui traspare la costante ricerca di una sorta di mitico Eden, il sogno di un luogo remoto sospeso nel tempo in cui regna una pace perfetta e un’abbondanza felice. L'artista raffigura quasi ossessivamente l’incontro tra il colonizzatore europeo e gli indigeni trasformando in modo radicale tale difficile rapporto in opere al tempo stesso incantate e inquietanti. Gauguin l’artefice di miti e sogni, Gauguin il simbolista era anche Gauguin il virgiliano ed il classicista, i cui modelli di pensiero sono strettamente legati all’arte e alle tradizioni letterarie di Roma antica. Non è un classicista né un accademico convenzionale, eppure i riferimenti all’antichità classica sono, per certi versi, inevitabili: in un momento storico in cui la ricerca etnologica e la comprensione delle cosiddette “culture primitive” sono ancora agli inizi, il pittore non avrebbe potuto rappresentare la società indigena bretone, della Martinica o del Pacifico meridionale senza fare in parte riferimento ai paradigmi dell’antica Grecia, romani, virgiliani e dell’Età dell’oro.
Per l’artista francese, stanco della lotta quotidiana per la sopravvivenza, imprigionato nella moderna Parigi, i miti di una cultura superstite e primitiva in Martinica, Bretagna e Arles e il sogno di una vita libera tra i pacifici abitanti dell’Oceania rappresentano una liberazione, infiammano la sua fantasia e nutrono le sue energie creative. E' a Tahiti e alle Marchesi che Gauguin trova davvero sé stesso dando vita a una serie di opere tra le più vivide e durature nella storia dell’arte, campite di verdi e di donne dalla paradisiaca contemplazione.

3 commenti:

D. ha detto...

Io sono andata vedere questa mostra domenica...ma che ci siamo andate lo stesso giorno???

Gaia Passerini ha detto...

In effetti anche io ci sono andata domenica...verso le 18..

Franciov ha detto...

Io ci sono stato, però la mostra in sé non mi è piaciuta molto. Gauguin si.

Ne ho scritto qui:
Paul Gauguin, alla Ricerca del Primitivo

Saluti,
Franciov