martedì 30 giugno 2009
Una spystory a Milano
domenica 28 giugno 2009
Un dizionario per Dumbo e Pochaontas
Nel libro sono presenti cinque livelli di visione consigliata, determinati da pedagogisti, psichiatri e psicologi. Il Dizionario dei Cartoni Animati, edito da Anton Edizioni, sarà disponibile a un prezzo di 50 euro dal 27 giugno presso le librerie e i rivenditori del circuito Pan Distribuzione del gruppo Panini e su internet all'indirizzo www.criptonet.it.
martedì 23 giugno 2009
Trent’anni di guerra tv e il futuro del piccolo schermo
Non è successo in nessun altro Paese occidentale; in nessuno il proprietario di quasi metà dei canali televisivi nazionali si presenta alle elezioni cinque volte in quattordici anni, per tre volte le vince e diventa capo del Governo. Più di trent’anni è durata la «guerra» televisiva. Le sue radici affondano nella critica all’industria culturale. Le sue battaglie sono state parte di un gioco che aveva per posta l’assetto politico del Paese: gli anni Ottanta, l’ascesa del Cavaliere, il formarsi dell’Ulivo e la sua fine con la caduta del Governo Prodi, le leggi Maccanico, Gasparri e Gentiloni, la travagliata esistenza del Pd, il naturale alternarsi dei cicli politici. E, ora, siamo nei giorni scuri in cui alcuni potrebbero perdere fiducia nel futuro del capitalismo.
Da trent’anni la questione televisiva ingombra la scena politica italiana. Può essere piantata come bandiera dell’opposizione al centrodestra berlusconiano. Oppure può essere studiata per capire le cause delle tante anomalie italiane, di cui fa parte.
“Il sistema informativo - ha detto Veltroni - non è fondato sull’autonomia. Il sistema è fatto da televisioni private, di cui è proprietario il presidente del Consiglio, e televisioni pubbliche, i cui vertici sono nominati dal presidente del Consiglio”. Non si è fatta attendere la risposta di Confalonieri. “Nessuno può negare - ha spiegato - che ci sia il conflitto di interessi. Ma ci sono persone che ogni cinque anni se ne fregano e lo votano. E’ un paese di cretini?». Secondo Veltroni, però, «non è il voto che consente di fare qualsiasi cosa. E’ un’idea sbagliata dal punto di vista della democrazia“. Il presidente di Mediaset ha replicato che con questa affermazione insulta gli 8mila giornalisti italiani. “Io i giornalisti li difendo - ha risposto l’esponente del Pd - ma esiste il problema che si sente un po’ una cappa di piombo in tv”. Poi, a chi gli ha chiesto se ritenga possibile trovare una soluzione al conflitto d’interessi, Veltroni ha risposto “sì” e, parlando dell’autonomia del sistema, ha sottolineato “che non si può essere giocatori e arbitri. Se le regole sono fissate da un giocatore, la partita è falsata“.
Ritornando al tema della guerra mediatica Confalonieri ha affermato: “La concorrenza è finita perché la tecnologia ha spostato il campo. Oggi c’è la tv digitale, il satellite, internet ma ci vogliono delle nuove regole dettate soprattutto dalla tecnologia. Inoltre -ha proseguito- c’è Murdoch che è l’editore più forte del mondo, ha i più grandi giornali del mondo e ha capito prima di tutti cosa fosse la pay tv. Il futuro è questo e bisognerà attrezzarsi, assecondare la tecnologia senza però dimenticare che prima di tutto ci sono i contenuti“.
Veltroni ha sottolineato come vi sia però una lettura particolare che va in un’unica direzione in questo passaggio complesso della televisione, un passaggio, ha detto che “si sta configurando con un pensiero unico. Mi rendo conto di quanto potesse essere dura nel periodo della egemonia del centrosinistra per gli esponenti di destra e oggi ci troviamo nella situazione opposta. Detto questo però dal punto di vista del paese la rottura del monopolio televisivo è stato un fatto positivo perché le tv locali sono state una grande ricchezza“.
Antonio Pilati (Milano 1947), componente dell’Autorità garante della Concorrenza e del mercato. Già direttore dell’Istituto di economia dei Media della Fondazione Rosselli. Ha pubblicato Il legame spezzato. Cittadini e politica (Ideazione Editrice, Roma 2003), La fabbrica delle idee (Baskerville, Bologna 2000) e ha curato Economia della conoscenza (il Mulino, Bologna 2005). Per Einaudi ha pubblicato, con Franco Debenedetti, La guerra dei trent’anni. Politica e televisione in Italia 1975-2008 (2009).
Franco Debenedetti (Torino 1933), ingegnere, trentacinque anni nell’industria (Cir, Fiat, Olivetti), poi senatore con il centrosinistra per tre legislature. Ha pubblicato Sappia la Destra (Baldini Castoldi Dalai, Milano 2001), Grazie Silvio (Mondadori, Milano 2006), Quarantacinque percento (Rubbettino, Soveria Mannelli 2007) e ha curato Non basta dire No (Mondadori, Milano 2002). Scrive su diversi giornali italiani. Per Einaudi ha pubblicato, con Antonio Pilati, La guerra dei trent’anni. Politica e televisione in Italia 1975-2008 (2009).
http://www.ilrecensore.com/wp2/2009/06/trentanni-di-guerra-tv-e-il-futuro-del-piccolo-schermo/
lunedì 22 giugno 2009
Take off
Cinque stili, cinque giovani artisti, cinque interpretazioni della realtà, un’unica cornice. Nei suggestivi e ampi spazi ex-industriali della Fabbrica Borroni di Bollate (Mi) è ospitata dal 17 aprile al 10 maggio, l’esposizione “Take Off”che riunisce le opere di cinque artisti trentenni, tra i più geniali nella scena contemporanea italiana. La mostra non ha lo scopo, come spesso accade, di dare espressioni diverse e personali a un tema specifico, ma vuole essere il trampolino di lancio di artisti emergenti che hanno avuto la possibilità di presentare cinque personali esponendo i propri lavori in totale libertà. Questo ha permesso alla creatività di ciascuno di essere trasmessa all’occhio e all’anima dello spettatore con potenza massima. Alessandro Brighetti, Desiderio, Fabiano Parisi, Felipe Cardeňa e Svitlana Grebenyuk sono i protagonisti di “Take Off”, mostra curata da Chiara Canali, in cui si alternano quadri, installazioni, collage, videoproiezioni e suoni. Avvicinare cinque personalità e tecniche così diverse significa indagare nelle nuove prospettive dell’arte contemporanea che trova le sue nuove forme nell’interazione tra generi.
L’esposizione di Alessandro Brighetti è intitolata “God Alter Ego” e attraverso enormi wall drowings cerca di raccontare l’idea dell’uomo come dio del proprio mondo. La compenetrazione di arte e scienza, l’accostamento di pittura e collage, non vogliono esprimere una critica negativa, ma una presa di coscienza di come l’uomo può elevarsi a Dio per mezzo della ricerca e di scoperte tecnologiche che danno la possibilità di progredire a partire dalle basi date dalla natura. Per questo Brighetti ci mostra una grande zoomata al microscopio di un’arteria umana in cui decine di gru lavorano con assiduità oppure un enorme vetrino istologico per un’osservazione da laboratorio. Anche l’inversione delle dimensioni, dunque, per spiegare come l’uomo, da microscopico microcosmo, possa trasformarsi in demiurgo.
La sala dedicata all’esposizione di Desiderio e chiamata “Atomic Racket” è sicuramente la più inquietante. Pitture e suoni diventano un tutt’uno spaventoso di cui i bambini sono tristi protagonisti. Situazioni perfettamente normali racchiudono particolari destabilizzanti che spaventano e straniano fortemente. Un grande quadro che rappresenta una classe di bambini in grembiule bianco, nasconde un ragazzino con due teste e una suora con la faccia di un robot: non un sorriso, solo tristezza negli occhi di tutti. Tristi ricordi dell’epoca di Chernobyl. Così come i grandi ritratti di bimbi che portano in braccio animali abnormi e deformati. La bambina dallo sguardo tranquillo accostata a un enorme e spaventoso aneroide di lamiera racconta una necessità di proiezione verso il futuro e una voglia di esistenza al di là di una normalità ricercata e purtroppo impossibile da raggiungere.
Fabiano Parisi con “Still Life” arricchisce la sua già importante collezione “Residui industriali e umani”. Una serie di desolanti stampe fotografiche in tecnica mista e resina su ferro, incorniciati e sulle quali l’artista interviene con la pittura. L’idea è quella di dare nuova vita all’abbandono di vecchi spazi industriali in cui i giochi di luci e colori creano una nuova freschezza, ma anche un opprimente senso di statico vuoto. Attraverso le fabbriche svuotate di significato è forse possibile cogliere l’eco della vita e delle vite e delle storie che le hanno attraversate nel tempo.
Tutt’altra atmosfera si respira nella sala dedicata a Felipe Carena che si presenta con “The Black Dahlia”. Colori e fiori sono l’elemento dominante dei suoi collages, ma ogni opera ha un protagonista diverso. Questa collezione è dedicata alla detective story d’autore con collage dedicati a protagonisti che potrebbero provenire dalle più rinomate storie poliziesche degli anni Trenta e Quaranta. Una serie di potenziali assassine dagli occhi penetranti e dal sorriso ammaliante o anche modelle e attrici finite per un crudele scherzo del destino come vittime sacrificali di un delitto premeditato.
La maggior parte dei personaggi dipinti da Svitlana Grebenyuk, invece, è rappresentata da uomini senza volto. Nell’esposizione “Ultima Traccia” l’artista racconta un percorso personale dall’esplosione dei colori e dalla definizione dei tratti, alla ricerca minimale in bianco e nero nella descrizione dei protagonisti. Da paesaggi e personaggi rappresentati come in una fotografia, si arriva al racconto tramite linee essenziali, con l’utilizzo di pochi, semplici particolari utili alla descrizione del soggetto, che, tuttavia, non perde la sua potenza emotiva. Anzi, la sensazione di mancanza, di vuoto, di necessità di creazione personale dello spettatore, dona nuova forza espressiva ai quadri della Grebenyuk.
L'arte fatta di timbri di Reena Saini Kallat
Esplorando la seconda parte della mostra di Reena Saini Kallat, si resta, se possibile, ancora più stupiti. L’opera che colpisce maggiormente è “The ironing board”, una scultura stavolta. Si tratta di un abnorme asse da stiro con un ferro assolutamente incapace di assolvere alla sua tradizionale funzione: diverse protuberanze, infatti, sporgono dalla base rendendolo inservibile. Ci sono armi, tetti di edifici religiosi, oggetti simili ai pezzi degli scacchi. La scultura vuole essere un riferimento alla stretta relazione, spesso conflittuale, che l’India mantiene con il confinante Pakistan. Due nazioni da sempre incompatibili, ma alla ricerca di un processo di pacificazione. Sul drappo che si trova sotto il ferro da stiro, infatti, sono ricamati i nomi di tutti coloro che hanno firmato la petizione di pace tra India e Pakistan, oltre al disegno di mappe che rappresentano territori contesi tra i due Stati, un’immagine ricorrente nelle opere dell’artista. Reena Saini Kallat utilizza le mappe come simbolo per criticare la stupidità umana nel mondo, senza volersi limitare alla realtà indiana. Il messaggio che traspare è pessimista: un ferro da stiro che non può essere usato per appianare le pieghe del drappo, come a voler suggerire un’impossibilità di sedare i contrasti.
martedì 16 giugno 2009
I tabù della letteratura erotica. La passione scorre tra le pagine
In passato la letteratura erotica ha avuto diffusione limitata, sia per l’imbarazzo di ammettere il possesso di un libro di quel genere sia per la vergogna dell’acquisto in libreria. Ora il settore comincia a rialzarsi. Poi la cultura televisiva l’ha riabilitata e successivamente sdoganata come lettura psicologica, allentando quell’alone di proibito che aleggiava tra le sue pagine. A questo punto i romanzi erotici del passato non rappresentavano più a pieno titolo l’immaginario di donne e uomini dei nostri tempi e, con l’avvento di internet, sono prolificati portali di ogni genere che raccoglievano i racconti personali dei nuovi autori di questo filone. Ora che l’offerta è così vasta e facilmente fruibile in modo totalmente anonimo, ci si è accorti che i numeri statistici di questo filone sono aumentati a dismisura per quanto riguarda la lettura online, a differenza dei formati cartacei che continuano ad arrancare.
A livello di libri il caso eclatante è stato quello di Catherine Millet, scrittrice francese che nel suo “Vita sessuale di Catherine M.” (Mondadori, 2002) descriveva senza remore le sue abitudini sessuali. Il libro andò a ruba. In Italia la pietra dello scandalo fu Melissa P., che nel suo “100 colpi di spazzola prima di andare a dormire” (Fazi, 2003) mette a nudo le sue esperienze sessuali di adolescente, con un’innocenza quasi disarmante. Non meno esplicito il romanzo sadomaso “L’uomo che mi lava” di Valentina Maran (Piemme, 2006).
Due anni fa (edito da Sonzogno, 2007) “Il dolce veleno dello scorpione“, libro-testimonianza di Bruna Surfistinha. E’ il diario di un’adolescente brasiliana, squillo d’alto bordo pur senza averne necessità economica. Nato da un blog tenuto dalla ragazza, è uno dei casi, sempre più frequenti, in cui il web diventa veicolo di contenuti per la carta stampata. Bruna (pseudonimo della ragazza) sceglie la prostituzione come mezzo per uscire dalla schiavitù della famiglia e quindi come affermazione della libertà.
Un tema dominante nella letteratura erotica femminile, le cui autrici hanno fatto del sesso il modo per affrancarsi dalla schiavitù della vita quotidiana e per dimostrare la propria indipendenza. Ma se negli anni Settanta, quando la donna stava lottando per ottenere i propri diritti, scrivere romanzi erotici femminili aveva un senso, una sorta di liberazione da una schiavitù durata secoli, oggi la sovraesposizione mediatica delle parti intime femminili ha svuotato questi contenuti di qualsiasi significato erotico. Parlarne non dà più scandalo, anzi, risponde a un cliché ormai superato. Non c’è più mistero, tutto è reso esplicito da televisione, cinema, carta stampata e web.
“Posh porn” è l’espressione con cui viene definito un nuovo filone di letteratura erotica.. Una definizione che ben caratterizza lo spirito alla base di una letteratura che nulla ha a che vedere con gli slanci realisticamente passionali delle scrittrici degli anni Settanta. Fredde e distaccate, scrittrici e protagoniste di questi nuovi romanzi vivono il rapporto sessuale con un cinismo calcolato e privo di partecipazione emotiva. Sanno quello che vogliono e hanno intenzione di raggiungerlo il prima possibile, senza fronzoli inutili ad accompagnarlo.
http://www.ilrecensore.com/wp2/2009/06/i-tabu-della-letteratura-erotica-la-passione-scorre-tra-le-pagine/
domenica 14 giugno 2009
Mimetismo da supermercato
Il mimetismo urbano, tuttavia, è una realtà da qualche tempo sdoganata nel mondo dell’arte e del design. Già la designer e stilista giapponese Aya Tsukioka, 29 anni, aveva creato una gonna che in un attimo si trasforma in una macchina per la vendita di Coca-Cola, permettendo di confondersi perfettamente con il paesaggio urbano. Basta alzare un lembo della gonna e tenerlo sollevato all’altezza della testa (possibilmente senza tremare), accostarsi a un muro e aspettare che il malintenzionato di turno passi oltre senza notare chi si cela dietro il travestimento. Sulla parte interna della gonna è infatti stampata la facciata di un distributore automatico, e il camuffamento è estremamente credibile. Un altro curioso esempio di mimetismo da strada è stato pensato dalla designer Tsukioka per tutelare i bambini per le sempre più pericolose vie delle grandi metropoli: l’accessorio in questione è uno zaino estensibile che, all’occasione, può tramutarsi e assumere le apparenze di un idrante o di una cassetta per le lettere, così da permettere al pargolo in pericolo di sfuggire a bulli e criminali semplicemente mascherandosi da arredo urbano. L’ultimo esempio di accessorio camaleontico è la borsa ultrapiatta che si mimetizza con la strada, e per la precisione con un tombino delle fognature: basterà appoggiarla a terra e lo scippatore che vorrebbe derubarvi non noterà assolutamente la borsa né il suo contenuto.
http://www.youtube.com/watch?v=RH2XsAkjYw0
Il cane, migliore amico dei vip
Libri e blog pro anoressia: filosofie che distruggono
“Magre da morire” Maria Letizia Perri (Aliberti) e “La ragazza che non voleva crescere” di Isabelle Caro (Cairo editore) sono solo gli ultimi due delle centinaia di libri che ogni anno vengono sfornati sull’argomento anoressia-bulimia. Per la maggior parte si tratta di autobiografie con lo scopo di testimoniare una malattia da troppi sottovalutata e cercare di far capire quanto posso diventare pericolosa, quanto possa trasformarsi in un vortice mortale, ma soprattutto quanto sia una malattia dell’amore e non della bilancia. Ma il disturbo alimentare non è solo visto in questa chiave, per così dire, “positivista”.
Esistono sulla rete numerosissimi blog pro-ana e pro-mia e anche qualche libro:“Vale ana” di Martita Fardin (Eliot) è uno dei pochi. Non è facile scovare siti sulla rete perché se scoperti vengono immediatamente oscurati, ma basta essere degli abili navigatori di Google e conoscere un minimo di inglese per trovarne a bizzeffe. Si tratta di comunità reali e virtuali che esaltano le dee Ana (dea dell’anoressia) e Mia (dea della bulimia): in pratica la religione del non mangiare. Pullulano testimonianze che esaltano l'esperienza di non nutrirsi, di vedersi sempre più magri, e ci si scambia commenti, foto e complimenti reciproci sui “traguardi” raggiunti, a volte senza ritorno.
“Buongiorno ragazze! mi sono appena pesata prima di far colazione e sto a 48...ieri ero a 47.5...mi sento enorme perchè la sera non riesco a non mangiare come vorrei...ho anke comprato full fast spray per la fame nervosa...” “Non ti preoccupare, ecco cosa devi fare quando ti viene fame: pensa a qualcosa di schifoso, tipo pulire il water o la lettiera del gatto”. Questi sono solo alcuni esempi dei consigli dispensati su blog, forum e community.
Proprio come se fosse una religione, le pro-ana si sono create anche 10 incredibili comandamenti da seguire rigorosamente. 1) Se non sei magra, non sei attraente; 2) Essere magri e' piu' importante che essere sani; 3) Compra dei vestiti, tagliati i capelli, prendi dei lassativi, muori di fame, fai di tutto per sembrare più magra; 4) Non puoi mangiare senza sentirti colpevole; 5) Non puoi mangiare cibo Ingrassante senza punirti dopo; 6) Devi contare le calorie e ridurne l’ assunzione di conseguenza; 7) Quello che dice la bilancia è la cosa più importante; Perdere peso è bene, guadagnare peso è male; 9) Non sarai mai troppo magra; 10) Essere magri e non mangiare sono simbolo di vera forza di volontà e autocontrollo.
La “moda” delle pro Ana e pro Mia è nata negli Stati Uniti e si calcola che oggi in America siano quasi 11 milioni le persone (99% donne tra i 12 e 40 anni) influenzate dal movimento e dall’ostentazione di un certo modo di apparire.Oggi in Italia sono due milioni i malati di anoressia, un decimo dei quali maschio (un dato in crescita), e un aumento dell’incidenza dei disturbi del comportamento alimentare nella fascia femminile tra i 12 e i 25 anni. Tutto questo può far parlare di una vera e propria epidemia sociale
http://www.ilrecensore.com/wp2/2009/06/in-aumento-libri-pro-anoressia-filosofie-che-distruggono/
Con Scribd l'e-book risale la china. Intervista a Bruno Editore
Il destino del libro nell’era digitale è stato, negli anni, più che mai controverso. Mentre per la musica, i video, i film si è assistito allo scardinamento più o meno totale dei modelli di vendita tradizionali e alla nascita di nuove forme di distribuzione digitale (dai file Mp3 a iTunes, dalle reti P2p a YouTube), fino a poco tempo fa l’editoria sembrava essere una sorta di roccaforte inespugnabile e impermeabile a processo di digitalizzazione di massa. Finora non si era ancora riusciti a coniugare gli interessi degli editori all’utilizzo di nuove tecnologie in modo profittevole anche per l’utente. Eppure qualcosa si muove. Piccoli passi positivi sembrano essere stati fatti su più fronti. A partire dall’editoria online per la scuola, con il ministro Gelmini che ha dato la sua benedizione ai testi scolastici scaricabili da intenet raggiungendo il duplice obiettivo di ridurre i costi e alleggerire gli zainetti. Tra gli editori di ebook scolastici, Bruno Editore è di certo il più quotato sul mercato e punto di riferimento per gli editori tradizionali interessati a sperimentare il formato elettronico e un nuovo modello di business. «Sono un appassionato di formazione e negli ultimi cinque anni ho letto circa duemila libri su questo argomento – racconta Giacomo Bruno di Bruno Editore – e navigando in internet alla ricerca di testi americani mi sono imbattuto in una sorta di ebook, così mi è nata l’idea di importare lo stesso concetto in Italia». Inizialmente la Bruno Editore commercializza solo testi e video propri, con il passare del tempo e il successo ottenuto, diversi autori hanno voluto appoggiarsi all’azienda fino a farla diventare leader nel settore. Altro step verso la fortuna dell’ebook è la genialata di Amazon che ha messo in commercio i dispositivi Kindle e Kindle 2, dispositivi portatili e senza fili per scaricare e leggere documenti, pdf e libri elettronici. Un’analoga applicazione per iPhone, poi, è stata immessa nel mercato dalla Apple, cosicché sarà possibile leggere il nostro romanzo preferito direttamente sul telefonino. Ultima trovata, in ordine di tempo, che dovrebbe contribuire al decollo dell’editoria online è l’idea di Scribd. Il noto social network per la condivisione libera di documenti online (lo YouTube dei documenti), propone ai suoi utenti un’importante novità, che dovrebbe risolvere anche le varie questioni legate al diritto d’autore, nelle quali il servizio è stato coinvolto in passato. Si tratta di una piattaforma per l’e-commerce, che ha costituito un vero e proprio store, in cui è possibile vendere e acquistare gli ebook. «Scribd è una sorta di Youtube di file e ebook. Per questo ritengo che sia un prezioso strumento di
viral marketing – spiega Giacomo Bruno - che possa far circolare le idee in cui crediamo. Ho visto
pubblicati molti degli ebook free e dei capitoli 1 che distribuiamo gratuitamente attraverso il sito di Bruno Editore. Questo aumenta la diffusione del nostro marchio e delle basi della formazione personale, professionale e finanziaria. E' anche uno straordinario strumento per creare e diffondere la cultura dell'ebook, in modo che le persone si abituino a leggere su schermo, con un grande risparmio di carta». Ogni autore ha la possibilità di realizzare un proprio profilo e può mettere in vendita la sua opera attraverso il Web sotto forma di ebook, in vari formati. Ognuno può fissare un determinato prezzo per la propria opera, beneficiare della “vendita diretta”, bypassando gli editori e le vie tradizionali di commercializzazione dei libri, potendo raggiungere in questo modo più rapidamente il mercato (in alcuni casi con maggiori guadagni). I lettori, dal canto loro, possono accedere a tanti libri a prezzi ridotti. L’autore percepirà l’80% di guadagno, in base al prezzo del libro, e Scribd tratterrà il 20%. Le possibilità per gli acquirenti sono molte: acquistare l’opera intera o solo alcuni capitoli o abbonarsi a un’opera le cui pubblicazioni avvengono in serie.
http://www.ilrecensore.com/wp2/2009/05/con-scribd-ebook-risale-la-china/
Disarmati dalla mafia: tra connivenza e convivenza
C’è un’antimafia di cose fatte, conquistate, volute con ostinazione. Ma c’è anche l’antimafia delle occasioni perdute, di chi ha voltato le spalle a se stesso, ha svenduto il mestiere e la faccia. Di solito si racconta la prima, con i suoi eroi, i suoi martiri, le buone intenzioni. Per la prima volta questo libro racconta la verità sugli errori, le ingenuità, le viltà di chi avrebbe dovuto e potuto fare, ma ha preferito non fare. I Disarmati perlustra le terre di mezzo, le infinite zone grigie della contiguità e della compiacenza che hanno imbavagliato l’antimafia e reso possibile, quando non favorito, la mafia. Un viaggio che racconta i complici del silenzio e del consociativismo mafioso: nel giornalismo, nella politica, nella società civile. Per una volta, con i nomi e i cognomi al loro posto. Non mancano i ritratti di incredibile forza emotiva e collettiva di chi la propria battaglia l’ha combattuta e la combatte ogni giorno fino in fondo (dai grandi magistrati antimafia, ai giornalisti uccisi per amore della verità, fino agli imprenditori-coraggio), che sono evocati come la cifra di una terra che non si arrende e non si adegua.
Claudio Fava riesce ancora a indignarsi nei confronti di un sistema silenzioso che assorbe tutto e che avrebbe potuto assorbire anche lui. I Disarmati è un viaggio in Sicilia, a Palermo, a Catania, con qualche capatina negli uffici romani che contano, magari dei partiti della sinistra. Demolisce con fredda brutalità due dei più grandi quotidiani siciliani: il Giornale di Sicilia e La Sicilia. Entrambi fondati e gestiti da famiglie che non hanno mai disprezzato amicizie mafiose, frequentazioni massoniche e fotografie accanto ai boss. Un viaggio che racconta di fatti e persone, nomi e cognomi, colpevoli e colpiti, ma senza pietismo e falsi moralismi. Solo fatti nudi e crudi. Puro lavoro di denuncia giornalistica che si astiene dai giudizi perché di fronte a pizzi, regolamenti di conti, intrecci tra mafia e giornalismo, politica e magistratura ogni commento lascia il tempo che trova.Al giornalista Mario Francese il tesserino da pubblicista viene dato dopo essere stato ucciso da sicari mafiosi. Riconoscimenti sì, ma di indagini manco l’ombra. Troppo per un ragazzino di 13 anni, Giuseppe Francese, figlio del giornalista che non appena raggiunta l’età della ragione sceglie di intraprendere la professione del padre e di indagare sui suoi assassini. Il suo lavoro di ricerca costerà l’ergastolo per dodici persone. Così nel 2002 Giuseppe Francese scrive nel suo diario “Adesso il mio lavoro è finito” e si uccide. Storie di persone coraggiose costrette a combattere quotidiane battaglie solitarie, spesso derisi e guardati come alieni, storie di chi ha scelto la via più semplice e fa affari con la mafia alimentando quella che non è più solo un’organizzazione criminale, ma un vero sistema di potere infinitamente influente nel nostro territorio. Fava torna agli anni 80, dopo l’eccidio di Dalla Chiesa, della moglie e dell’agente di scorta. Rivede quei corpi e ricorda gli anni del coordinamento antimafia, messo in piedi dai giovani che affrontarono Sciascia dandogli del "quaraquaquà" quando attaccò Borsellino dalle colonne del Corriere della Sera. Ricorda e non nasconde le enormi contraddizioni dei leader, da Orlando che sparò (verbalmente) contro Falcone, mirando in alto, a Carmine Mancuso, il figlio del poliziotto Lenin ammazzato da cosa nostra; il Carmine passato dall’antimafia militante alle file di Forza Italia, che forse con i soldi della mafia fu costituita. Parla dell’ involuzione del Partito Comunista Italiano, che dall’intransigenza legalitaria che portò sulla croce Pio La Torre abdicò completamente alla lotta alla mafia, passando il comando a dirigenti indegni come Michelangelo Russo. Il tutto in nome di un immotivata frenesia di progresso, un progresso fittizio e a beneficio dei mafiosi. E dei loro amici. Per non parlare della squallida e orgogliosa confessione di uno dei fondatori del Pci siciliano, Napoleone Colajanni: “i soldi degli appalti li presi anch’io quando ero segretario della federazione di Palermo. Ma c’erano tre regole: non mettersi una lira in tasca, non dare nulla in cambio e non farsi beccare”. La Sicilia di quegli anni era un bestiario in cui entra a pieno titolo Sergio D'Antoni, ex segretario della Cisl, candidato alle europee con il Pd: "Se lottare per i lavoratori vuol dire essere mafiosi allora viva la mafia" scandiva di fronte alla bara di cartone di Orlando che i lavoratori delle aziende colluse bloccate dal sindaco di Palermo portavano in corteo. Dietro di lui annuiva Raffaele Bonanni. Lui come molti altri.
“Alla fine del libro al lettore viene da porsi una domanda – commenta il magistrato Armando Spataro -: questi giudici, giornalisti, politici corrotti e invischiati nelle maglie mafiose, a distanza di anni, avranno avuto qualche ripensamento sulla propria condotta? Si saranno chiesti quanto l’intermittenza di atteggiamenti nei confronti dei cittadini, il tradimento della fiducia accordata loro dalla gente, possa aver contribuito a rendere marcio il nostro Paese?”
http://www.ilrecensore.com/wp2/2009/05/i-disarmati-dalla-mafia-tra-convenienza-e-connivenza/
La nuova stagione del Carcano tra tradizione e novità
lunedì 8 giugno 2009
Robert Capa, Gerda Taro e un'autentica passione
Le foto che ritraggono la guerra civile spagnola immortalano tutto il mondo che gira intorno al conflitto: non solo soldati al fronte con la baionetta puntata, ma anche la popolazione civile devastata dalla guerra. Particolare attenzione è riservata a donne e bambini. Un gruppo di signore che con enormi cesti di panni in testa fuggono alla ricerca di un riparo, bimbi in attesa di un tozzo di pane, ragazzini soldato sull’attenti, fieri di indossare la divisa e di poter stringere il fucile tra le mani. Ma si osservano anche soldati nel momento del riposo, a scambiare quattro chiacchiere per allentare la tensione o rifugiati sotto un grande masso a consumare il rancio in fretta e furia aspettando un nuovo scontro. Su questi temi si confrontano i due fotografi che con stili e inquadrature differenti mostrano una simile genialità. L’occhio della Taro è sfuggente e abile nel cogliere il movimento, gli scorci, l’infinito attraverso un muro abbattuto da una bomba a mano. Robert Capa cura le inquadrature, coglie gli sguardi e l’animo della gente, involontaria protagonista dei suoi scatti. Il racconto della guerra giunge a descrivere anche gli attimi più raccapriccianti della tragedia: la morte che si insinua tra soldati e popolazione. Non ci sono tabù e inibizioni nel fermare sulla pellicola l’immagine di soldati colti nel momento in cui una pallottola li colpisce alla schiena o giovani in divisa sanguinanti sul letto di un ospedale da campo. Le fotografie della mostra proseguono nella descrizione di altre guerre: il conflitto tra Cina e Giappone e la Seconda Guerra Mondiale. Ma nulla cambia. Gli occhi a mandorla dei protagonisti non modificano la sensazione di disperazione che porta la guerra, la tragica stupidità di un fenomeno voluto da pochi e che si abbatte su popolazioni innocenti costrette a subire orrori e perdite in nome di un ideale spesso inafferrabile.
Per accendere una serata un po' spenta...
Il gioco sul sesso sicuramente più famoso è “Così fan tutti” di Giochi Preziosi. Naturalmente vietato ai minori di 18 anni, consiste in guadagnare punti nel corso delle quattro manche che compongono la partita. In ognuna di esse si utilizzano carte, dadi o cartelle e cambia anche l’argomento. Alla coppia che ottiene più punti alla fine di ogni manche viene dato il titolo di “playboy” e “playgirl”.
“Passe-partout” è un gioco pieno di sorprese firmato Lover’s Choice. Esercizi per il piacere, spunti trasgressivi, tecniche di seduzione, giochi di ruolo: c’è da aspettarsi di tutto nelle “52 settimane di notti maliziose” da condividere con l’altra metà. Basta sollevare una carta per scoprire quale eccitante sorpresa vi aspetta!
In “Sensuale” passione per il cioccolato e desiderio erotico si mescolano in questo gioco che interpella la sfera dei cinque sensi. Si lanciano i dadi e si seguono le istruzioni indicate: cospargere di cioccolata la bocca, il collo del partner oppure il seno della partner. E all’interno, è incluso anche il Divine Dessert da spalmare (freddo) su tutto il corpo.
“Striperotica” richiama vagamente il gioco dell’oca perché contiene un gioco di percorso; edito dalla Salemi, da una casella all'altra, le coppie si affrontano sulla plancia superando alcune prove di argomento erotico-malizioso. Si passa da prove leggere come "bacio sulle labbra" a quelle più impegnative tipo: “tocca il partner lì”. E chissà che nel corso del gioco a un certo punto non avvengano anche scambi di coppia.
“Pornopoli” è della metà degli anni ottanta (edito dalla G.V.R.). Il gioco tratta di una ipotetica città, chiamata Pornopoli, in cui gli abitanti si danno al contrabbando, al commercio di alcolici, alle bische segrete e alla prostituzione. Quando un giocatore non è in grado di pagare le somme richieste può vendere i propri vestiti o, ed è qui la novità intrigante del gioco, pagare in natura.
“Kamasutra Game” (distribuito dalla Unicopli) è un gioco associato a prestazioni ginniche che vengono richieste dal lancio di alcuni dadi che riproducono le facilmente immaginabili posizioni erotiche. Non mancano alcune posizioni che scatenano risate e commenti salaci da parte di tutti i giocatori. La Quality Games produce “Kupido!” di Giovanni Caron. Ogni giocatore inizia con punteggi in: fisico, cultura, fascino, soldi, sentimento ed erotismo (gli ultimi due segreti). Ognuno gira su un percorso e cerca di migliorare le proprie caratteristiche e trovare l'anima gemella con le caratteristiche ideali. Caratteristica inusuale per questo gioco è che si può entrare a partita iniziata e si può smettere prima della fine senza compromettere nulla.
“French Kiss”, invece, è un gioco divertente e malizioso che offre un’alta giocabilità, ha regole semplici da osservare e riduce l’inibizione che nasce quando si trattano argomenti “piccanti”. Il gioco prevede un minimo di quattro giocatori, due ragazzi e due ragazze che, seduti in cerchio, gireranno a turno la freccia di “Cupido”, posta al centro di un disco circolare e risponderanno a domande o eseguiranno azioni dettate dalla carta pescata: le carte viola si riferiscono alle attività più “soft”, quelle rosse prevedono un gioco più “hot”. Più di trecento penitenze da eseguire da solo, in due o in gruppo, per ridere, sedurre e scoprirsi. Domande verità per rivelare i vostri desideri ed esperienze nell’ambito della vita e dell’amore come: “Qual è la tua arma di seduzione?” oppure: “Hai mai baciato sulla bocca un ragazzo senza conoscerne il nome?”. Le carte penitenza: “In meno di dieci secondi e con una mano sola, togli la cintura del ragazzo che la tua prima vicina di sinistra avrà scelto. Se ci riesci, lei lo bacerà sul collo dopo avergli messo la cinta”. O ancora: “Cerca d’attizzare il tuo primo vicino di sinistra. Se non è rimasto insensibile ti bacerà sulla bocca”; sarà la ruota a decidere la sorte e anche il destino farà la sua parte. E a questo punto…buon divertimento!