giovedì 24 maggio 2007

La realtà del precariato portata in scena


"Di Figlio Padre Di Figlia Madre"
Teatro Palladium, Roma
Festival "Teatri di Vetro"

Il lavoro precario è una realtà che si infiltra nel futuro dei giovani italiani dagli anni Novanta. Da allora il famigerato "contratto a tempo indeterminato" comincia ad essere un miraggio, così come lo è oggi. E' questo l'attualissimo tema trattato dalla compagnia Nemesi Teatro dal titolo "Di Figlio Padre Di Figlia Madre". Lo spettacolo è stato presentato il 23 maggio al teatro Palladium all'interno del festival del teatro indipendente "Teatri di Vetro". Alessandro Langiu, autore e protagonista della pièce, propone un lungo monologo intervallato da brani musicali cantati, recitati, rappati volti ad alleggerire e aiutare lo sviluppo della narrazione. Ad accompagnare l'attore sono le chitarre acustiche, le percussioni e la voce di Marianna Campanile del gruppo Valnades Art. Siamo a Taranto nel 1990. Abo si diploma e decide di smettere di studiare per trovarsi un lavoro. Non vuole più pesare sulle spalle della sua famiglia che vive del misero stipendio di operaio del padre e della pensione del nonno. Molti dei suoi amici sono emigrati al nord, ma Abo sceglie di provare a confrontarsi con la realtà lavorativa del sud-Italia. Comincia così un'odissea di piccoli impieghi malretribuiti come rappresentante, come agente immobiliare: sono i lavori di oggi, veloci a consumarsi e a consumarti. Sullo sfondo il continuo confronto con la famiglia ed in particolare col nonno che non comprende la pacifica sottomissione del nipote a datori di lavoro senza scrupoli. Deluso, Abo, parte militare e nella caserma di Buffoluto scopre un archivio militare dove si parla diffusamente anche del nonno che manifestava contro il fascismo, suo nonno, uno dei più accesi militanti dei cantieri navali per la difesa dei diritti degli operai. Abo riflette su un modo nuovo di confrontarsi col lavoro e accetta un impiego come coltivatore diretto riscoprendo un rapporto più sano con il lavoro e con se stesso, lontano dalle forzature e dalla prepotenza della precarietà moderna.

Nessun commento: