martedì 11 dicembre 2007

Giornalisti che viaggiano: consigli per gli acquisti


Bussole, taccuini, spray antizanzare, dentifricio e spazzolino. Debutta a Milano il primo evento di “Welcome Press idee in mostra”, riservato a viaggi e strumenti “utili” per il giornalista inviato. Un percorso espositivo raccontato attraverso trenta oggetti selezionati che dovrebbero rappresentare il necessaire del reporter durante un viaggio di lavoro. Almeno sulla carta era questo l’intento della mostra. Peccato che in realtà si sia rivelata soltanto un maldestro espediente per attirare la stampa a scopo promozionale.
«Un’iniziativa originale che interessa non solo il mondo del turismo, ma riguarda anche altri settori come la moda, il design, il benessere, la solidarietà». Ovvero firme e aziende che espongono i propri prodotti; che abbiano a che fare con viaggi e giornalismo, alla fine, non è poi così importante. Brunella Dorigo, della Welcome press dichiara: «Non solo bloc-notes e penne, ma anche altri oggetti che diventano indispensabili e acquistano un grande valore in ogni parte del mondo». Quale reporter infatti non troverebbe indispensabile una bottiglia di yogurt da bere o tre palline da giocoliere per occupare il tempo libero?
A detta degli organizzatori, questo sarà il primo di una serie di eventi dello stesso genere. Mostre di qualche giorno aperte al pubblico in location particolari e suggestive. Momenti piacevoli per incontrarsi, fermarsi un attimo e trovare interessanti spunti di riflessione…o utili consigli per gli acquisti?
Lasciando i propri suggerimenti dentro una grande valigia all’interno dell’esposizione, sarà possibile rispondere alla domanda: “Che oggetti mancano a un giornalista che parte per un viaggio di lavoro?”. Lo scopo dell’iniziativa, però, resta sconosciuto. Per chi si trovasse a passare da quelle parti e cercasse un’alternativa ai negozi affollati di corso Buenos Aires, la mostra Viaggi e oggetti utili per il giornalista in viaggio può essere visitata dal 12 al 15 dicembre presso il Bw Hotel Cristoforo Colombo di Milano.

giovedì 6 dicembre 2007

Un viaggio nello studio del genio vinciano


La tecnica dello sfumato riesce a creare figure quasi tridimensionali , l’utilizzo dei piani rende lo spettatore protagonista della scena, pagine e pagine di studi e schizzi a matita per raggiungere la perfezione descrittiva. Di Leonardo si è scritto, si è letto, si sono girati film e documentari, ma solo trovandosi di fronte alle sue opere è possibile rendersi conto delle sensazioni che una tela può provocare. Al Castello Sforzesco è stata presentata oggi la mostra Leonardo. Dagli studi di proporzione al Trattato della Pittura che sarà esposta nella sala delle Asse dal 7 dicembre al 2 marzo 2008. Un percorso che si snoda tra disegni, manoscritti, piccole statue e libri antichi avendo come filo conduttore il tema delle proporzioni nella figura umana e in quella equestre. Opere leonardesche sono accostate ad altre realizzate dai suoi allievi per poi proseguire con tele di artisti posteriori che hanno reinterpretato il genio di Leonardo come Antonio Canova, Giuseppe Bossi, Rubens, Albrecht Dürer.
«Quando un’opera è attribuita a un grande maestro e poi si scopre essere solo della sua scuola – ha spiegato Vittorio Sgarbi, assessore alla Cultura del comune di Milano – quella tele perde generalmente di interesse per pubblico e studiosi. Ma questo discorso non vale per la figura di Leonardo che riesce a conferire ai capolavori con cui è entrato in contatto una sorta di aura magica». La mostra prende avvio partendo dal Trattato della Pittura e da una selezione di disegni di Leonardo. Si possono ammirare rarità come un elaborato sullo studio delle proporzioni concesso in prestito dalle collezioni reali di Windsor, uno schizzo per il monumento equestre a Francesco Sforza della Biblioteca Ambrosiana e un disegno del Verrocchio sull’anatomia del cavallo proveniente dal Metropolitan Museum di New York. Viene, inoltre, eccezionalmente presentato un modellino di cera rappresentante una figura equestre proveniente da una collezione privata.
«Quella che abbiamo realizzato è una mostra in controtendenza – ha dichiarato Maria Teresa Fiorio che con Pietro Marani ha progettato l’esposizione – perché si trova in un’unica stanza con allestimento sobrio ed elegante. E’ un viaggio per cultori, studiosi, ma anche per curiosi che saranno chiamati a soffermarsi a lungo sulle opere per comprenderne l’eccezionale potenza espressiva».

lunedì 3 dicembre 2007

"Ambrogino d'Oro": un concorso canoro per i bambini milanesi


Sono passati 24 anni da quando fu indetta l’ultima edizione dell’Ambrogino d’Oro. La manifestazione che per anni aveva visto i bambini milanesi sfidarsi a colpi di canzoni, si era interrotta per la concorrenza del più celebrato Zecchino d’Oro di Bologna. Nel 2006, il tentativo di far rinascere il concorso milanese, celebre negli anni Sessanta e Settanta, è stato un successo di pubblico e di critica che ha convinto il Comune di Milano a inaugurare ufficialmente il ritorno dell’Ambrogino d’Oro.
Il concorso, che si terrà il 6 e 7 dicembre al Palalido, è stato voluto dagli assessori Massimiliano Orsatti e Mariolina Mojoli, con il supporto dello storico ideatore del festival Tony Martucci. «La musica è per eccellenza il linguaggio universale, un luogo di incontro tra diverse culture – ha spiegato Mariolina Mojoli – Questo festival è il coronamento di un percorso di educazione alla melodia e al canto all’interno delle scuole che il comune di Milano porta avanti già da diversi anni». 80 i membri del coro diretto da Laura Marcora,13 le canzoni in gara, 2 fuori concorso, un “premio speciale Ambrogino d’Oro della critica” per Virgilio Savona, componente storico del Quartetto Cetra e autore della canzone “Ballatina dei proverbi”.
Madrina indiscussa Cristina D’Avena che dopo aver terminato la collaborazione con la compagine dello Zecchino, condurrà la manifestazione insieme ai personaggi più amati dai più piccoli: il mago Antonio Casanova e il topo-giornalista Geronimo Stilton. «Sono molto orgogliosa – ha spiegato Cristina D’Avena – di festeggiare i miei 25 anni di carriera presentando l’Ambrogino d’Oro. Molti mezzi e persone sono stati impegnati per questo progetto che, sono certa, si rivelerà come una bellissima festa per grandi e piccini».
Durante il festival, che avrà ingresso gratuito, sarà organizzata una raccolta fondi a favore dell’Ospedale dei Bambini V.Buzzi.

giovedì 29 novembre 2007

In viaggio con la musica dei Beatles


"Across the universe"
di Julie Taymor
con Jim Sturgess, Evan Rachel Wood, Joe Anderson, Dana Fuchs, Martin Luther, T.V. Carpio, Spencer Liff.
Genere Musical
USA 2007

L'inquieto spirito degli anni '60 raccontato con il senno di poi e l'ingenuità del periodo,attraverso l'arte e la musica dei Beatles.
Un cammino sinusoidale,fatto di onde che viaggiano separate e periodicamente si incontrano influenzandosi vicendevolmente con l'eterno dubbio che gli avvenimenti influenzino l'arte, ma anche che l'arte stessa influenzi gli avvenimenti.
Liverpool, anni '60. Jude decide di lasciare l'Inghilterra per recarsi in America alla ricerca del padre emigrato anni prima verso gli Stati Uniti. Lì conoscerà nuove persone, si innamorerà, e si scontrerà con la realtà della guerra in Vietnam, dei movimenti pacifisti, dei Watts Riots, del mondo della musica. Le note e i testi dei Beatles (in versione rivista e corretta dai protagonisti) a ispirano la sua storia.
Julie Taymor ha diretto diversi musical a Broadway, e anche alcune rappresentazioni operistiche, oltre naturalmente al cinema (Frida, Titus). Avendo sempre avuto a che fare con l'arte e con la musica, la sua interpretazione in chiave musical dei Beatles, come ispiratori con le loro canzoni della storia di un giovane negli anni '60, è visionaria, psichedelica, ironica, con uno sguardo a quel periodo che in parte ha cambiato la storia. "Across the universe" non è un film sui Beatles, bensì raccontato dai Beatles, i cui testi si rinnovano e acquisiscono nuova linfa, con uno sguardo al passato e uno al presente.

mercoledì 28 novembre 2007

Cassavetes versione originale


«È molto importante fare quello che si ha voglia di fare, essere tanto coinvolti dal proprio lavoro da consacrarvisi completamente, qualunque sia il tempo che questo richiede. Bisogna avere una propria scala di valori, bisogna voler fare, a ogni costo, il proprio film. E bisogna avere un’idea molto precisa di cos’è la messinscena di un film, altrimenti non serve a niente, nemmeno a se stessi». Così dichiara John Cassavetes, autore americano del cinema indipendente. Su di lui, dall'1 al 27 dicembre, la Fondazione Cineteca Italiana propone una rassegna in collaborazione con il Torino Film Festival 2007 e con Lab 80 di Bergamo. Un'occasione importante per vedere le opere di Cassavetes nella loro integrità, dal momento che molti dei suoi film sono stati distribuiti dopo essere stati brutalmente mutilati. Straordinaria modernità, ricchezza espressiva e forza di verità queste le qualità dell'autore, da sempre indomito, originale e capace di sottrarsi alle regole del mercato.

lunedì 26 novembre 2007

L'orrore di Guantanamo


Nato ad Amburgo da padre indiano e madre tedesca, Rashid vuole andare in India a incontrare una parte di famiglia che non ha mai conosciuto, ma si ritrova nel posto sbagliato al momento sbagliato. Arrestato dalla polizia pakistana e consegnato agli americani, viene trasferito a Guantanamo dove inizia la sua vita di prigioniero.
Realtà e allucinazione, dolore paura e incubo: tutto si fonde in questo romanzo coraggioso che senza inutile pathos racconta di un’esperienza inumana e assurda.
Sembra che a Guantanamo ci abbia passato degli anni. Non è una ex-detenuta, nè una donna-soldato, è solo una scrittrice, tedesca per giunta. Dorothea Dieckmann racconta la detenzione di Rashid tra incubo e realtà, una sorta di flusso di coscienza in cui la veglia si confonde con sogno, ricordo e speranza. La scrittrice si basa su dati reali descritti nei minimi dettagli: immagini e reportage di giornalisti, militari, ex detenuti della base cubana. I dati, però, sono accessibili a chiunque, ma solo l'immaginazione è in grado di guardare dentro la mente di un uomo, simbolo di molti altri, il cui corpo è stato svuotato, umiliato, ridotto ai minimi termini.

sabato 24 novembre 2007

Il teatro di Dario Fo tra divertimento e riflessione


"Morte accidentale di un anarchico"
di Dario Fo
regia Ferdinando Bruni e Elio De Capitani
con Ferdinando Bruni, Luca Toracca, Giovanni Palladino,Paolo Pierobon, Margherita Di Rauso, Vittorio Attene.
Teatro Leonardo, via Ampère 1, Milano
dal 30 ottobre al 25 novembre 2007

Debuttato al Teatro dell'Elfo il 2 dicembre del 2002 e riproposto a Milano e in tour per le quattro stagioni successive, "Morte accidentale di un anarchico" nella versione di Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani torna di nuovo sul palcoscenico del Leonardo, forte del successo che lo ha accompagnato fin qui. In scena, nella parte protagonista, Ferdinando Bruni insieme a tre degli attori che hanno costruito in questi anni il successo dello spettacolo, Luca Toracca, Paolo Pierobon, Giovanni Palladino. Entrano invece per la prima volta nel cast sia Margherita Di Rauso, volto noto e apprezzato del teatro italiano, che Vittorio Attene, già nella compagnia dell'Elfo come interprete di Trofimov nel Giardino dei ciliegi.
In questa commedia esilarante Dario Fo ha dispiegato la sua ironia più acuta e surreale per reclamare piena verità sulla strage di piazza Fontana e sulla morte di Giuseppe Pinelli. L'anarchico, accusato con Pietro Valpreda di aver messo la bomba nella Banca dell'Agricoltura il 12 dicembre del 1969, alcuni giorni dopo volò da una finestra della Questura di Milano durante un interrogatorio. I tribunali, impegnati per più di trent'anni a indagare un puzzle fatto di depistaggi, agenti infiltrati, servizi deviati ed eversione nera, hanno fatto luce su molti dei misteri che segnarono quei giorni, ma non sono potuti approdare a una verità definitiva e certa. Al teatro spetta dunque il compito, oggi come allora, di seminare dubbi e porre domande.

mercoledì 21 novembre 2007

Leonardo al microscopio


Strumentazioni professionali e procedure non invasive, indagini tecnico-scientifiche. Saranno questi i mezzi attraverso cui due quadri sicuramente riconducibili alla scuola leonardesca verranno analizzati presso il museo di storia delle scienze biomediche dell’università “G. d’Annunzio” di Chieti. Il Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche (Ra.C.I.S.) effettuerà un approfondimento conoscitivo sulle due opere (una delle quali acquistata da un rivenditore ambulante) per chiarire se vi possa essere la presenza della mano di Leonardo, come alcuni hanno ipotizzato in Francia, sia perché è fondamentale estendere le ricerche ai collaboratori della sua bottega. La ricerca segue uno studio cominciato nel 2002 e durato tre anni, che ha permesso di identificare l’unica traccia “biologica” del grande genio (cioè: l’impronta di un intero polpastrello di Leonardo da Vinci), poi pubblicata e brevettata per essere utilizzata anche negli accertamenti su opere dubbie o finora sconosciute, dello stesso Leonardo e dei suoi allievi. Una volta raccolte le impronte digitali presenti sui due quadri, le successive analisi richiederanno complicate e lunghe indagini mirate al raffronto con le circa 200 opere contenute nel database dell’Università “G. d’Annunzio” condiviso con il “Museo Ideale” di Vinci, che non solo racchiude quelle che quasi certamente appartengono a Leonardo da Vinci, ma anche gran parte delle impronte sinora individuate nei suoi codici, disegni e dipinti. Le opere saranno esposte al pubblico di giorno e analizzate di notte.

martedì 20 novembre 2007

Cinema, ritorno a Palermo


Entroterra siciliano. Campagna deserta. Un sentiero polveroso. È l’ora della resa dei conti. Turi Leofonte e Nino Venanzio in viaggio verso sud per affrontare il clan Scalia: "Milano-Palermo: il ritorno".
A undici anni di distanza arriva nelle sale la seconda puntata del film di Claudio Fragasso. Il legame con la ‘sola andata Palermo-Milano’ è stretto ed è la vera forza del film. I protagonisti sono sempre loro: Raoul Bova, nei panni del vicequestore Venanzio, e Giancarlo Giannini, il ragionier Leofonte che ha fatto condannare il boss Scalia. Il nemico è questa volta il figlio di Scalia, Rocco, interpretato da Enrico Lo Verso. Dopo la morte del padre vuole la vendetta e i soldi che Lofonte ha nascosto.
Agguati e sparatorie ostacolano il viaggio di ritorno del ragioniere che ha ormai scontato la sua pena. Il questore Venanzio non può fidarsi di nessuno se non della sua squadra. Al suo fianco l’inseparabile Remo (Ricky Memphis) e i nuovi compagni: Libero, il fratello di Tarcisio-Valerio Mastrandrea, morto nel primo viaggio, e la coppia Giorgio-Elda (Simone Corrente e Gabriella Pession). Ormai onnipresenti nel filone poliziesco, Memphis e Corrente ogni tanto fanno venire in mente "Distretto di polizia", ma con il loro accento romanesco allentano la tensione del racconto.
Non possono mancare i temi classici dei film di mafia: l’amore, tra Venanzio e Chiara Lofonte (sempre impersonata da Romina Mondello), l’amicizia, tra Stefano, il figlio di Chiara, e il suo piccolo carceriere Toni. Centrale è anche il tema della famiglia, negata dalla mafia e nella mafia.
Belle le location scelte per le scene centrali. La prima imboscata viene tesa alle terme di Montecatini, mentre il teatro del duello finale è la profonda campagna siciliana, terra di povertà e desolazione che ai più giovani fa sognare la mafia come via di riscatto sociale.

lunedì 19 novembre 2007

Arte moderna e contemporanea all'asta a Milano


Nuovo appuntamento a Milano, per la Casa d'Aste Pandolfini, che il 28 novembre proporrà, nello spazio di via Chiaravalle 7, un'Asta di Arte Moderna e Contemporanea e di Design. Le opere saranno visibili al pubblico da sabato 24 a martedì 27 novembre, dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 19. Sarà pubblicato, per l'occasione, un catalogo di vendita di circa 400 lotti.
Nella sessione del design verranno battuti oltre 160 lotti, tra i quali figurano mobili e ceramiche di Gio Ponti. Del grande designer milanese saranno proposti anche un nucleo di disegni, tra i quali spicca "Sombrero e levriero", matita su lucido. Bellissimi alcuni mobili anni Quaranta e Cinquanta attribuiti all'architetto Giovanni Michelucci e quelli, degli stessi anni, di Ico Parisi. Interessanti i vasi in ceramica di Meneguzzo, la lampada "Momo" di Mario Vento, prodotta da New Lamp negli anni Settanta e la divertentissima poltrona "Yeti" di Mario Scheichenbauer.
Circa 200 lotti, invece, nel catalogo del contemporaneo tra i quali spiccano l'opera "Senza titolo" di Piero Dorazio, china e guache su carta del 1956 e quella di Roberto Crippa "Senza titolo (Spirali)", olio e smalti su tela del 1951. Da notare anche "Foresta" di Max Ernst, un piccolissimo collage e tecnica mista firmato e dedicato e "Gallery transplant", collage del 1969 di Dennis Oppenheim. Si segnala anche una raccolta di fotografie, una trentina in tutto, in particolare due "Paesaggi" in bianco e nero di Mario Giacomelli e "Ritratto di pescatore" di Mario De Biasi, in bianco e nero anche questo, datato 1956.

domenica 18 novembre 2007

Ratatouille: "chiunque può cucinare"


"Ratatouille"
Disney Pixar
Usa 2007
animazione
nelle sale dal 17 ottobre 2007

Olfatto straordinario, gusto per la buona cucina e un talento naturale nell'abbinare odori e sapori. Sono queste le qualità che fanno di Remy un topolino tutto speciale. Dopo una serie di rocambolesche vicissitudini, si trova separato dalla sua colonia e finisce a Parigi, sede del ristorante del suo Chef preferito: il famoso Gusteau. Qui Remy fa conoscenza con il giovane e imbranato Linguini, un timido sguattero che, grazie ai consigli del topo-chef, diventa ben presto famoso e celebrato. I due sembrano invincibili ma resta da superare il giudizio del temibile Anton Ego, il più feroce tra i critici culinari francesi…
Tornano sul grande schermo Disney e Pixar con un film, come tutti speravano dopo aver visto gli accattivanti trailer, davvero divertente. La struttura è quella classica delle opere Disney, con un eroe simpatico di fronte a una sfida all'apparenza insormontabile, compagni buffissimi, antagonisti feroci e una morale edificante. Lo stesso motto di Gusteau - "chiunque può cucinare” - piuttosto che una denigrazione dell'arte culinaria è invece una testimonianza di fiducia nella parità fra le persone, che hanno tutte il diritto di inseguire i propri sogni con tenacia e costanza. Un ritorno all'antico, dunque, dopo diversi film d'animazione che hanno strizzato l'occhio al pubblico adulto, con citazioni cinematografiche, doppi sensi a sfondo sessuale, parodie della realtà mediatica contemporanea: "Ratatouille" è un film che dichiara con orgoglio il suo essere destinato ai bambini, e non ha paura di tornare a gag più fisiche, rovinose goffaggini, espressioni buffe, momenti di malinconia. Il sapore della tradizione è forte, se pensiamo che stiamo guardando un film Disney con protagonista un topolino.
Magistrale la realizzazione tecnica e creativa. La sceneggiatura è fresca e vivace, molto accessibile ma anche divertente e surreale. Ma Ratatouille è anche un film in cui si respira "arte", nel senso pittorico del termine: la regia sostiene senza alcun problema le molte scene d'azione così come le sequenze più riflessive. I movimenti di macchina (virtuale, ovviamente) sono tra i migliori mai visti in un cartoon. Tanto di cappello, dunque. Anzi, chapeau.

sabato 17 novembre 2007

Cinque cubani in carcere senza prove


"Il terrorismo degli Stati Uniti contro Cuba. Il caso dei Cinque: una storia inquietante censurata dai media"
di Salim Lamrani
Sperling & Kupfer
€ 9.80

A Cuba non esistono cartelloni pubblicitari. Girando per le vie dell’Avana, Santiago di Cuba e Holguìn non ci sono immagini di modelle prosperose o di telefonini d’ultima generazione. Ci si imbatte continuamente in messaggi e insegne politiche che inneggiano ed esaltano la “revolución” e l’opera di Fidel Castro. Tra i vari “Hasta la victoria siempre”, “Cuba o muerte” e le foto del Che, tuttavia, spiccano cinque volti sconosciuti accompagnati dalla scritta sempre uguale “Volverán!”. Chi sono questi uomini? Torneranno da dove?
Nel settembre del 1998 cinque cittadini cubani vengono arrestati a Miami, in Florida, con una lunga serie di accuse di violazione delle leggi federali degli Stati Uniti. I cinque erano arrivati qualche anno prima con la missione di cercare di smascherare le attività terroristiche dei mercenari armati dalle comunità di esiliati cubani anticastristi che da decenni organizzano attentati contro l'isola. Gli agenti dell'Avana vengono condannati in primo grado a pene durissime in seguito all'accusa di cospirazione e spionaggio e mentre si attende un nuovo giudizio, i cinque restano in carcere. Il libro “Il terrorismo degli Stati Uniti contro Cuba – Il caso dei Cinque: una storia inquietante censurata dai media” di Salim Lamrani, vuole essere una risposta contro il silenzio dei media internazionali nei confronti di questa vicenda. Tramite i saggi di studiosi, uomini di cultura, giornalisti e veterani delle battaglie per i diritti civili, si è cercato di ricostruire una versione attendibile dei fatti nel tentativo di renderli noti all’opinione pubblica. Oltre alla testimonianza di Gabriel Garcìa Màrquez, la raccolta edita dalla dalla Sperling & Kupfer contiene i scritti di docenti come Noam Chomsky, Howard Zinn, Michael Parenti, Piero Gleijeses, diplomatici come William Blum, Wayne Smith, Saul Landau, dell'avvocato Leonard Weinglass oltre al direttore di “Le Monde Diplomatique” Ignacio Ramonet, di Ricardo Alarcòn, presidente del Parlamento cubano, di Gianni Minà e Nodine Gordimer, premio Nobel per la Letteratura nel 1991.

venerdì 16 novembre 2007

A teatro Pippi Calzelunghe, Emil e Karlsson sul tetto


"I sogni di Astrid"
di Sabrina Modenini
Spazio Oberdan, viale Vittorio Veneto 2, Milano
domenica 18 novembre, ore 15

In occasione del centenario della sua nascita, Milano dedica lo spettacolo "I sogni di Astrid" ad Astrid Lindgren, scrittrice svedese autrice di libri per ragazzi pubblicati in tutto il mondo.
La Fondazione Cineteca Italiana in collaborazione con Planeta Junior presenterà domenica 18 novembre alle ore 15 allo Spazio Oberdan, uno spettacolo multimediale a più linguaggi (teatro d’autore, lettura animata, video proiezione) durante il quale i sogni di due adulti si materializzano in uno schermo che riflette i loro desideri. La loro storia reale si intreccia continuamente con quella fantastica delle avventure di . E saranno proprio questi personaggi virtuali che alla fine aiuteranno gli adulti a trovare il coraggio di svelare i propri segreti e di capire meglio loro stessi.
Sabrina Modenini spiega come è nata l’idea di questo spettacolo: «Pippi Calzelunghe, Karlsson sul tetto, Emil sono racconti stampati nella nostra memoria, di bambini ormai cresciuti, anche attraverso le immagini di vecchi telefilm. La nostra performance è un percorso sulla memoria visiva: una memoria che in realtà appartiene anche ai più piccoli, dato che gli episodi di Pippi Calzelunghe hanno ripreso una programmazione sulle reti televisive».
Astrid Lindgren ha creato gli indimenticabili personaggi quali Emil, Romja e Pippi Calzelunghe, la bambina autonoma e indipendente, ribelle e anticonformista, la cui apparizione nel 1945 e successivamente in Italia negli anni Sessanta, ha senz’altro costituito una “rivoluzione” nella letteratura per ragazzi. Le versioni televisive svedesi, approdate in Italia negli anni Settanta, i film e le animazioni hanno contribuito all’ampliamento del successo dei personaggi e delle storie di Astrid Lindgren.

giovedì 15 novembre 2007

Tony Cragg: uno scultore tra forma e pensiero


"Matherial Thoughts"
di Tony Cragg
Findazione Stelline, Corso Magenta 61, Milano
dal 27 settembre al 25 novembre 2007

Ancora due settimane per visitare l'esposizione "Material Thoughts" di Tony Cragg, un percorso sognante tra gli interni e i chiostri del Palazzo delle Stelline di Milano dove l'autore ha voluto raccogliere un'ampia ricognizione della sua produzione scultorea degli ultimi vent'anni. Cragg prende le forme dei contenitori più comuni (vasi, bottiglie, fiaschi, mortai) e le trasforma, allunga, dilata, le fa muovere nello spazio ottenendo nuove figure. Queste sculture appartengono al ciclo "Early Forms" e sono per lo più sviluppate in orizzontale visualizzando questo progressivo trasformarsi dalla forma iniziale in altro da sé. Dalla metà degli anni '90 Cragg lavora a una nuova serie di sculture, "Rational Beings", nelle quali trae spunto dai contorni di un gesto o di un profilo umano e indaga il modo in cui una forma organica possa trasformarsi in forma geometrica. Le ultime opere, invece, sono caratterizzate da una nuova ricerca formale che riunisce suggestioni di forme primordiali e pensieri in divenire ispirati alla modernità, in una continua sperimentazione di materiali tradizionali, come bronzo e rame, e innovativi (kevlar, fibra di carbonio, acciaio).
"Che ne è di tutte le forme e le cose che potrebbero esistere, ma non esistono perchè non hanno una funzione pratica? Ecco l'obiettivo dello scultore: guardare tra il materiale che esiste per uno scopo e attraverso di esso ricercare forme innaturali, chiedendosi come potrebbero essere, quale significato, scopo e qualità poetiche potrebbero avere". Così Cragg definisce il proprio mestiere di scultore, da sempre basato sul rapporto tra quello che c'è e la continua ricerca di qualcosa di nuovo e particolare.

mercoledì 14 novembre 2007

A Genova arte e storia in memoria di Garibaldi


"Garibaldi. Il mito"
Genova: Palazzo Ducale, Galleria d'Arte Moderna di Genova Nervi, la Wolfsoniana, Museo del Risorgimento, Museo dell'Accademia Ligustica di Belle Arti
dal 17 novembre 2007 al 2 marzo 2008

Nel bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi, Genova celebra il famoso eroe con una serie di iniziative espositive e non solo. il mito e la suggestione dell'epopea garibaldina sono celebrati e ricostruiti attraverso cinque mostre.
Palazzo Ducale, la Galleria d'Arte Moderna di Genova Nervi, la Wolfsoniana, il Museo del Risorgimento e il Museo dell'Accademia Ligustica di Belle Arti presentano per quest'unica occasione uno spettacolare complesso di opere, dalla grande pittura storica dell'Ottocento a quella michelangiolesca in chiave simbolista, dalla scultura all'iconografia di propaganda. Temi ed immagini che attraversano le culture politiche tra '800 e '900, utilizzati in forma di amplificatori mediatici, perché il mito di Garibaldi c'era ed era profondamente radicato nelle gente comune.
Nella suggestiva sede di Palazzo Ducale oltre ad una delle mostre ospitata nelle storiche sale dell'Appartamento del Doge, si può visitare anche la Torre Grimaldina che, utilizzata come carcere politico dal '500 sino ai primi decenni del '900, conserva memorie tangibili di un lungo passato. Dai suoi piani più alti si può ammirare il centro storico.
Lo splendido scenario dei Parchi di Nervi affacciati sulla scogliera e valorizzati dalla passeggiata Anita Garibaldi ospita i Musei di Nervi.
La Galleria d'Arte Moderna di Villa Saluzzo Serra (GAM) e le Raccolte Frugone di Villa Grimaldi Fassio sono soste culturali all'interno di un vero e proprio giardino botanico, ricco di piante mediterranea ed esotiche e con uno spettacolare roseto da cui si coglie la magica presenza del mare. La passeggiata percorre la scogliera di Nervi in un susseguirsi di scorci a picco sul mare con l'incantevole panorama del Promotorio di Camogli e Portofino da un lato e della Riviera delle Palme e del Capo Mortola dall'altro.
I Palazzi dei Rolli, alcuni dei quali oggi sono visitabili, erano residenze costruite dalle famiglie aristocratiche più ricche e più potenti della Repubblica di Genova, allora all'apice del suo potere finanziario e marittimo. Il sito include un insieme di palazzi rinascimentali e barocchi lungo le cosiddette Strade Nuove. I grandi palazzi residenziali, eretti sulla Strada Nuova (oggi Via Garibaldi) nel tardo Cinquecento, formavano il quartiere della nobiltà che dal 1528 aveva assunto il governo della Repubblica.
In questo contesto il visitatore può articolarsi in un percorso non solo espositivo, ma anche cittadino, che rivela le eccezionali bellezze di una città medievale, barocca e risorgimentale che si trova riunita nell'occasione per celebrare il mito di un grande eroe a Genova legato.

martedì 13 novembre 2007

Premiati i vincitori del Best Art Practices



Si conclude la prima edizione di Best Art Practices, il premio per giovani curatori di mostre indetto dall'ufficio Cultura italiana della Provincia di Bolzano - Alto Adige. Sono stati premiati i migliori progetti di arte contemporanea realizzati negli ultimi cinque anni da curatori con meno di quarant'anni in spazi non convenzionali.Il premio ha avuto un ottimo riscontro internazionale con 132 candidature pervenute dai cinque continenti. Molti curatori attraverso differenti forme di coinvolgimento pubblico, condividono l'interesse per attività in campo sociale e politico. Secondo i giudici, tuttavia, in diverse candidature è emersa problematicamente la mancanza di un solido impianto teorico che ha spinto molti curatori ad avvicinare in questi ultimi cinque anni le proprie ricerche alle richieste dell'industria culturale. La giuria, ha assegnato il primo premio al progetto dal titolo "Frontera - Laboratorio Curatorial 060", per la complessità dei temi toccati e la sua articolazione innovativa. E' piaciuto il tema e nello specifico l'indagine sulla questione frontaliera in una zona di scarsa attenzione mediatica e l'insolita capacità di sviluppare sentimenti di libertà, fantasia e poesia. Sono stati particolarmente apprezzati la rilevanza sociale, la capacità di coinvolgere la tradizione e la popolazione locale nel processo di creazione e fruizione dei lavori presentati e il carattere innovativo rivolto a superare le pratiche di arte pubblica proprie degli anni Novanta.

mercoledì 7 novembre 2007

Jason Bourne è tornato. E ora vuole la verità



"The Bourne Ultimatum - Il ritorno dello sciacallo"
di Paul Greengrass
con Matt Damon, Julia Stiles, David Strathairn, Scott Glenn, Paddy Considine, Edgar Ramirez, Albert Finney, Joan Allen, Daniel Brühl
Azione
USA 2007
nelle sale dal 2 novembre 2007

Senza identità, addestrato per uccidere, sfuggito al controllo di chi lo ha pilotato e per questo da eliminare. Jason Bourne, l’uomo senza memoria che pian piano ha ricostruito i tasselli del suo passato, torna, e questa volta per chiudere i conti. Matt Damon, sempre protagonista, torna con il terzo capitolo della trilogia, "The Bourne Ultimatum - Il ritorno dello sciacallo", dopo il successo di "The Bourne Identity" (2002) e "The Bourne Supremacy" (2004).
Greengrass si è liberato da tutte le remore che in qualche misura frenavano i due film precedenti. Questa volta si tratta di adrenalina pura travasata in un lungometraggio ipercinetico. Dato per scontato che lo spettatore sappia ciò che è avvenuto in precedenza, l'azione può avere inizio giocando con gli spazi e la macchina da presa utilizzata a un livello altamente virtuosistico. Jason è umanizzato quel tanto che basta per renderci partecipi della sua ricerca ma poi tutti diveniamo consapevoli della sua assoluta imbattibilità. Come in un videogame di qualità, i livelli si susseguono accumulando difficoltà e ostacoli sempre più complessi. È come se il regista, oltre che con il pubblico, giocasse con sé stesso rendendo, a ogni nuova scena d'azione, tutto più difficile. Questo tipo di cinema svolge egregiamente una duplice funzione: quella di intrattenere con grande professionalità e quella di sperimentare tecnologie all'avanguardia.

lunedì 5 novembre 2007

Cate Blanchett colossale Elizabeth


"Elizabeth - The golden age"
di Shekhar Kapur
Con Cate Blanchett, Geoffrey Rush, Clive Owen, Rhys Ifans, Jordi Mollà, Abbie Cornish, Samantha Morton.
Drammatico
Gran Bretagna, Francia 2007

Filippo II, re di Spagna e fervente cattolico, è fermamente deciso a detronizzare l'"eretica" Elisabetta I e a incoronare regina d'Inghilterra la cugina Maria Stuarda. Scaglia così contro Elisabetta, che da trent'anni regna con forza e saggezza, l'Invincibile Armada, subendo una clamorosa e umiliante sconfitta. Mentre il fondamentalismo cattolico di Filippo e dell'Inquisizione minaccia l'Europa protestante, la presenza a corte di Raleigh, un cittadino senza titolo nobiliare con la vocazione per l'esplorazione e per la navigazione su mari perigliosi, indebolisce le salde certezze della regina. Dimenticando il suo ruolo, Elisabetta si scopre vulnerabile e innamorata. La singolarità del film va ricercata nel linguaggio cinematografico: la costruzione dello spazio e il ruolo del montaggio. Dentro una ricostruzione storica volutamente accademica, secondo i modelli del classico kolossal storico, il regista riesce a fare interagire i volti e i corpi dei tre protagonisti con le masse civili e con quelle armate. La spettacolarità volumetrica dell'ambiente cortigiano e quella epica della battaglia navale sono intercalate da scene liriche e private, che comunicano con efficacia una forte presa emotiva. Nella ricchezza della narrazione, che non risparmia gli eccessi e si concede di sollecitare sentimenti, la composizione sonora imprime il ritmo alla rappresentazione contribuendo non poco alla mitizzazione della "regina vergine".

Montesano, uno show “politically scorrect”


"...è permesso"
di Enrico Montesano
Teatro Manzoni, Milano
dal 6 al 9 novembre 2007

Dopo il successo dello scorso anno a Roma, approda a Milano il nuovo spettacolo di Enrico Montesano dal titolo "…è permesso?". Il monologo, scritto dallo stesso Montesano in collaborazione con Enrico Vaime, Adriano Vianello, Max Greggio e David Lubrano, sarà in scena dal 6 al 9 novembre presso il Teatro Manzoni.
"…è permesso?" vuole essere un’ideale prosecuzione di "Trash", successo teatrale e televisivo del 1994, in cui in un’ideale discarica sociale si parlava di quanto si dovesse salvare e di quanto – molto - meritasse invece di essere gettato via. L’attore romano si è voluto misurare con lo scivoloso terreno della satira politica in uno show di 130 minuti in cui intervengono quattro cantanti-attori e quattro ballerine soliste, mentre le musiche sono suonate da sei musicisti rigorosamente dal vivo.
La prima frase che pronuncia Montesano salendo sul palco è proprio "…è permesso?". Una domanda che dice già tutto, o quasi, che esprime un dubbio sull’effettiva libertà di fare o dire ciò che si vuole, che chiede il permesso di andare oltre il politicamente corretto. «Diciamoci la verità – afferma l’attore – è noioso il politicamente corretto». È proprio per combattere questa insopportabile noia che Montesano cerca una via di fuga dalla gabbia del “politically correct” con irriverenza, allontanandosi il più possibile da perbenismo e ipocrisia.
«Al buonismo noi preferiamo il “cattivismo”. – continua Enrico Montesano – Quest’opera vuole recuperare un po’ di sana cattiveria insieme alla collaborazione del pubblico chiamato a offrire, finalmente, un po’ di puro, sacrosanto, onesto peggio di sé».

martedì 23 ottobre 2007

Al Piccolo di Milano Franco Branciaroli moderno Galileo


"Vita di Galileo"
di Bertolt Brecht
con Franco Branciaroli
regia Antonio Calenda
Teatro Piccolo, Milano
dal 23 ottobre all'11 novembre 2007

Dopo il successo di pubblico e critica dello scorso marzo a Roma, torna, questa volta ospitato dal Piccolo Teatro Strehler di Milano, lo spettacolo "Vita di Galileo". Il testo, composto fra il 1938 e il 1943 da Bertolt Brecht, vede l'intepretazione di Franco Branciaroli e la regia di Antonio Calenda nell'anno del cinquantenario della morte del grande drammaturgo tedesco. Dal 23 ottobre all'11 novembre verra' ripercorsa la parabola del grande scienziato pisano,a partire dall'invenzione del cannocchiale, alla scoperta dei pianeti di Giove, alla prima condanna del Sant'Uffizio, fino all'ultima vecchiaia che trascorse nel suo domicilio in conseguenza della seconda e definitiva condanna. La figura di Galileo, lo scienziato che con le sue rivoluzionarie intuizioni rischia di mettere a repentaglio gli equilibri teologici e sociali del suo tempo e che si piega alla ritrattazione per timore della tortura e per mancanza di vocazione eroica, è la metafora dello scienziato moderno, dell'intellettuale perseguitato dall'inesorabile binomio scienza-fanatismo.
Questo è quanto racconta Brecht col suo "Galileo". Non tanto la storia di un uomo che lotta tra eroismo e debolezze contro il potere, ma la storia di un problema, delle sue origini materiali e delle ragioni umane e sociali che lo hanno consegnato così nelle nostre mani attraverso i secoli.
Il dramma fu rielaborato in almeno tre distinte riprese ed è sempre stato considerato come l'opera meglio riuscita della produzione brechtiana e una sorta di ''testamento spirituale''. Un capolavoro nei cui inquietanti chiaroscuri si possono intuire le vie per comprendere veramente il XX secolo e i suoi conflitti, ovvero le ombre del nostro presente, come gia' sottolineo' nel 1963 Giorgio Strehler nel suo allestimento.

venerdì 19 ottobre 2007

Milano. In scena al Piccolo "Il revisore" di Gogol



"Il revisore"
di Nikolaij Gogol
regia di Valery Fokin
Teatro Piccolo di Milano
il 20 e 21 ottobre 2007


Siamo in una cittadina di provincia in Russia. Il podestà riceve la notizia dell'arrivo di un revisore in incognito e convoca i funzionari della città per nascondere e ripulire il disordine e il malcostume che regnano in città. Non è necessario correggere, basta coprire temporaneamente le magagne più evidenti. Un avventuriero squattrinato è scambiato per il funzionario inviato dal governo a eseguire l'ispezione. Consapevole dello scambio, l'uomo sfrutta con disinvoltura tutti coloro che gli si avvicinano per corromperlo, fino ad eclissarsi indisturbato all'arrivo del vero revisore.
Grandiosa satira della burocrazia di tutti i tempi e tutti i paesi, "Il revisore" si rivela ancora oggi di incredibile attualità. La vicenda si arricchisce di una grandiosa galleria di tipi umani di cui vengono stigmatizzati vizi e meschinità, mentre sullo sfondo si intravedono gli aspetti sublimi e i tratti sarcastici di una delle città più straordinarie di ieri e di oggi qual è San Pietroburgo. L'assurdo tra le pieghe della vita quotidiana, lo squallore che ci circonda anche oggi nella convinzione di molti che vizio e impunità siano vincenti: è questa la carta vincente della brillante commedia che sulla condizione umana sparge i forti sapori dell'anima russa.
"Il revisore", un classico del teatro russo, di Nikolaij Gogol e messo in scena da Valery Fokin, giunge per la prima volta al Piccolo di Milano direttamente da San Pietroburgo e sarà rappresentato in lingua originale con sottotitoli in italiano."Lo spettacolo - ha spiegato Sergio Escobar, direttore del Piccolo Teatro - arriva a Milano grazie a un accordo di collaborazione nato lo scorso anno tra il nostro teatro e l'Alexandrinsky. "Così fan tutte" di Mozart e "Giorni felici" di Samuel Beckett, entrambi prodotti dal Piccolo e con la regia di Giorgio Strehler, sono stati infatti invitati a San Pietroburgo per festeggiare la riapertura dopo il restauro. "Il revisore" ospitato al Piccolo - ha aggiunto Escobar - rappresenta una nuova tappa nella linea di questa collaborazione".

venerdì 12 ottobre 2007

Il surf l'hanno inventato i pinguini


"Surf's Up - I re delle onde"
Sony Pictures International
Usa 2007
animazione
Nelle sale dal 7 ottobre 2007


Evidentemente il filone "mondo dei pinguini" non è ancora stato esaurito dagli autori del grande schermo. Dopo i quattro agenti improvvisati naviganti di Madagascar e "Happy Feet", ecco il surfista di Ghiacciano terme Cody Maverick. Il film di animazione creato dalla Sony Pictures International è, forse, banale nei contenuti, ma geniale nella realizzazione. Vengono intervistati protagonista e conoscenti e quando c’è dell’azione ci si muove con camera a mano, quindi tremolante e esplicitamente "presente", facendo capire che c’è un operatore dietro all’inquadratura (per rendere credibile le riprese in questo stile, si è utilizzata addirittura la motion capture). Il montaggio poi mischia il tutto mettendoci dentro anche spezzoni televisivi, con tanto di presentatori e cronisti e commento fuori campo degli stessi personaggi a vicenda già avvenuta. Come in una specie di reality show seguiamo il protagonista dietro le quinte di un'importante gara di surf (sport inventato dagli stessi pinguini) e tra vicende esilaranti, toccanti, demenziali il messaggio che viene trasmesso è "se hai un sogno, non arrenderti mai". Niente di eccezionale, ma l’approccio leggero e divertente, con tanto di citazioni sportive, è adeguato e rende fluida la visione. Il surf e lo sport come divertimento, non come competizione. Azzeccata la colonna sonora, che mette insieme una serie di hit, che già da sole sanno di vacanza. "Surf’s up" non sarà il cartone dell’anno, ma ha, quanto meno, il merito di mettere di buon umore.

Un libro, una collezione, un'avventura



"La raccolta Rinaldi Paladino, il Novecento"
di Gregorio Rossi
Giorgio Mondadori editore

Seconda metà del Novecento. Grazie all'amicizia del Conte Cini, Giuseppe Rinaldi viene a contatto coi maggiori artisti della sua epoca e coltiva la sua passione per l'arte raccogliendo diverse opere in una collezione privata. Dopo lo smantellamento della raccolta, nel 2006, la Rinaldi-Paladino Art Museum Foundation incarica Gregorio Rossi di ricostruire la collezione nella sua integrità.
Il volume "La raccolta Rinaldi Paladino, il Novecento", vuole essere non solo un catalogo di opere, ma la descrizione delle stesse attraverso gli occhi del collezionista e l'avventura nel mondo della storia dell'arte di Giuseppe Rinaldi.
Una particolare attenzione è riservata all'opera di Amedeo Modigliani nella sua formazione italiana: intorno ai suoi quadri, infatti, ruotano le opere di diversi artisti quali Llewellyn Lloyd, Lorenzo Viani, Antonio Antony de Witt, Gino Romiti, Oscar Ghiglia, Renato Natali. Una nuova ottica che si pone l'intento di stimolare mostre ed eventi che pongano Amedeo Modigliani non solo come mero interprete di un periodo artistico, ma anche come innovatore, portatore di idee sviluppate da altri grandi artisti della pittura italiana come Giovanni Fattori.

Milano per Strehler: "La storia della bambola abbandonata"



"La storia della bambola abbandonata"
di Giorgio Strehler
Piccolo Teatro Studio, via Rivoli 6, Milano
Dal 14 ottobre al 4 novembre 2007

"L'idea geniale fu quella di creare uno spettacolo per bambini, di cui i bambini fossero non solo i destinatari, ma anche i protagonisti". Così Sergio Escobar, direttore del Piccolo Teatro, descrive l'originalità de "La storia della bambola abbandonata", pièce ideata da Giorgio Strehler dall'intreccio dell'opera omonima di Alfonso Sastre e del testo di Bertolt Brecht "Il cerchio di gesso del Caucaso".
Paca e Lolita sono due bambine coetanee. Paca trova nell’immondizia una vecchia bambola malandata, gettata via dalla ricca e viziata Lolita. La prende con sé e, con l’aiuto di alcuni amici, la ripara. Lolita, indispettita nel vedere il suo vecchio giocattolo tornato come nuovo nelle mani di un’altra ragazzina, rivuole indietro la bambola. Come risolvere la lite?
Lo spettacolo, dal forte impatto etico, si prefigge di trasmettere un messaggio fondamentale: le cose non sono di chi le ha ricevute senza aver fatto nulla per conquistarle, ma di chi le migliora, le difende, le lavora e le ama.
Andrea Jonasson, compagna di vita di Strehler, insieme a 28 bambini tra i cinque e i dieci anni sono i protagnisti di una storia affascinante, a metà tra il sogno e la realtà che vuole essere al tempo stesso un momento di svago e un modo per insegnare ai più piccoli la magia del teatro. "Lavorare con i bambini - ha dichiarato Andrea Jonasson - è stato bellissimo: si sono divertiti molto, dapprima improvvisando, poi capendo piano piano il vero spirito della recitazione".
Scene e costumi sono quelli storici di Luciano Damiani a cui è dedicato lo spettacolo. L'artista, morto qualche mese fa, ha realizzato con Strehler capolavori come "Vita di Galileo" e "Il giardino dei ciliegi".

mercoledì 10 ottobre 2007

L'America Latina di un reporter "per caso"


"Adiòs - Il mio viaggio attraverso i sogni perduti di una generazione"
di Toni Capuozzo
Mondadori
16,50 euro

Fine anni ’70. Mentre l'Italia precipita nel baratro degli anni di piombo e i giovani protagonisti di una stagione irripetibile vivono un disorientamento profondo che porta alcuni verso la lotta armata, altri verso la tossicodipendenza, molti verso una ritrovata normalità, Toni Capuozzo sbarca, seguendo i suoi sogni e i suoi ideali, in Centro America. In pochi anni, viaggiando di continuo tra il Nicaragua della rivoluzione vittoriosa dei sandinisti contro il tiranno Somoza, il Salvador che entra nel delirio della guerra civile con l’assassinio dell'arcivescovo Romero, la Cuba di Castro, l’Argentina delle Falkland e di Borges e l’Amazzonia di Fitzcarraldo, un giovane approdato per caso al giornalismo diventa un reporter professionista. Toni Capuozzo sviluppa la convinzione della necessità di andare a vedere con i propri occhi ciò che succede, raccontare le storie straordinarie delle persone normali, rischiare di persona per arrivare alla verità, anche quando ciò significa mettere in crisi le proprie certezze e i propri ideali. In un'intricata foresta di racconti, lussureggiante di personaggi indimenticabili e atmosfere suggestive, il giornalista televisivo (nato a Udine nel 1948), inviato di guerra, vicedirettore del TG5, rievoca gli anni del suo apprendistato e della sua disillusione, che è stata quella di tanti altri.
Un libro affascinante per chi sa immergersi nell'atmosfera, per chi già conosce le vicende dell'America Latina di quegli anni, per chi è in grado di immedesimarsi nella personalità del reporter di guerra.

martedì 9 ottobre 2007

Paul Gauguin e la pittura onirica


“Paul Gauguin. Artista di mito e sogno”
Complesso del Vittoriano, Roma
Dal 6 ottobre 2007 al 3 febbraio 2008

Con oli, disegni, sculture e ceramiche si è aperta sabato scorso al complesso del Vittoriano di Roma la rassegna “Paul Gauguin. Artista di mito e sogno”. 150 capolavori che documentano il percorso umano e artistico del grande maestro, dalle origini ai suoi viaggi in Bretagna, in Danimarca, in Oceania. I richiami alla cultura e alla tradizione sono arricchiti da innovazioni del suo linguaggio pittorico e a un esotismo colto ed eclettico che fanno dell'opera di Gauguin qualcosa di unico e prezioso.
Alla realizzazione della mostra hanno contribuito capolavori prestati da importanti musei pubblici e prestigiose collezioni private di tutto il mondo, tra cui spiccano il museo dell’Ermitage di San Pietroburgo, la National Gallery of art di Washington e la Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen. Quanto esposto, compresi i capolavori dei suoi contemporanei con i quali Gauguin ha avuto rapporti di lunga amicizia, ripercorre l’intero cammino della vita e dell’opera dell’artista, da cui traspare la costante ricerca di una sorta di mitico Eden, il sogno di un luogo remoto sospeso nel tempo in cui regna una pace perfetta e un’abbondanza felice. L'artista raffigura quasi ossessivamente l’incontro tra il colonizzatore europeo e gli indigeni trasformando in modo radicale tale difficile rapporto in opere al tempo stesso incantate e inquietanti. Gauguin l’artefice di miti e sogni, Gauguin il simbolista era anche Gauguin il virgiliano ed il classicista, i cui modelli di pensiero sono strettamente legati all’arte e alle tradizioni letterarie di Roma antica. Non è un classicista né un accademico convenzionale, eppure i riferimenti all’antichità classica sono, per certi versi, inevitabili: in un momento storico in cui la ricerca etnologica e la comprensione delle cosiddette “culture primitive” sono ancora agli inizi, il pittore non avrebbe potuto rappresentare la società indigena bretone, della Martinica o del Pacifico meridionale senza fare in parte riferimento ai paradigmi dell’antica Grecia, romani, virgiliani e dell’Età dell’oro.
Per l’artista francese, stanco della lotta quotidiana per la sopravvivenza, imprigionato nella moderna Parigi, i miti di una cultura superstite e primitiva in Martinica, Bretagna e Arles e il sogno di una vita libera tra i pacifici abitanti dell’Oceania rappresentano una liberazione, infiammano la sua fantasia e nutrono le sue energie creative. E' a Tahiti e alle Marchesi che Gauguin trova davvero sé stesso dando vita a una serie di opere tra le più vivide e durature nella storia dell’arte, campite di verdi e di donne dalla paradisiaca contemplazione.

venerdì 5 ottobre 2007

"Rush Hour": due strampalati piedipiatti a Parigi


"RUSH HOUR - MISSIONE PARIGI"
Regia di Brett Ratner
Con Jackie Chan e Chris Tucker
Action-comedy
Usa 2007
Nelle sale dal 5 ottobre 2007

Nel cuore di Parigi si nasconde un segreto mortale che l’ambasciatore cinese Han si accinge a svelare. L’agente diplomatico, infatti, è entrato in possesso di nuove ed esplosive prove relative all’organizzazione interna delle Triadi (la più potente e tristemente nota organizzazione criminale del mondo) e ha scoperto la vera identità di Shy Shen, il perno attorno al quale ruota l’intera organizzazione. Han è a Los Angeles e sta per testimoniare davanti ai giudici della Corte Penale Internazionale quando viene messo a tacere dalla pallottola di un misterioso assassino...
Dopo anni di preparativi Jackie Chan e Chris Tucker tornano a impersonare rispettivamente Lee e Carter, leggendaria quanto strampalata coppia di ispettori di polizia, a chiudere quella che si afferma come la trilogia action-comedy più prolifica della storia del cinema contemporaneo a livello di incassi. Il terzo, attesissimo, episodio di “Rush Hour” riprende le fila della serie e le ripropone in un contesto neutro per i protagonisti, quello francese. Nessuno dei due gioca in casa e i disastri che scaturiscono dalla loro interazione non possono che aumentare esponenzialmente. Situazioni rocambolesche non tardano a presentarsi con il continuo gioco a tira e molla del duo tra il personaggio equilibrato e quello fuori di testa. Si procede, secondo copione, tra combattimenti funambolici e spassose sequenze da operetta con tanto di balletti e immancabili interpretazioni canore.
L'azione è come di consueto ricca di trovate gloriose, ma rispetto ai primi due capitoli della saga fa un passo indietro, quasi a voler scansare i riflettori. Nonostante ciò l'intrattenimento rimane di buona qualità e a parte qualche siparietto forzato, l'episodio rimane di imprescindibile visione per gli appassionati della serie e dell'action-comedy in generale. Jackie Chan invecchia, ma i suoi anni se li porta decisamente bene.

sabato 22 settembre 2007

La storia attraverso gli occhi di Oriana Fallaci


“Oriana Fallaci. Intervista con la storia”
15 settembre - 18 novembre 2007
Palazzo Litta, Corso Magenta 24, Milano
Ingresso gratuito

Fotografie, manoscritti, oggetti personali, ritagli di giornale, le sue macchine da scrivere. A un anno dalla sua morte, il ministero dei Beni culturali in collaborazione con Rcs Mediagroup ha allestito presso le sale di Palazzo Litta a Milano, una mostra dedicata a Oriana Fallaci. “Intervista con la storia” è il titolo dell’esposizione che, tramite la vicenda umana e professionale della giornalista, ripercorre le tappe degli ultimi cinquant’anni della nostra storia. Dalla Resistenza partigiana nella quale il padre Edoardo la coinvolse all’età di 14 anni, allo sbarco sulla Luna, dalla guerra del Vietnam alla prima guerra del Golfo, fino all’attacco delle Torri Gemelle. Lo sguardo della Fallaci è stimolante, provocatorio, mai scontato, puntuale nel trasformare la cronaca in romanzo dopo averla raccontata sulle pagine dei giornali più prestigiosi del mondo, primo fra tutti “L’Europeo”, il settimanale che l’ha resa famosa e con cui ha collaborato fino alla fine. Il percorso espositivo restituisce tutta la ricchezza e la complessità dell’opera della Fallaci: l’iniziativa vuole, infatti rivolgersi a un pubblico il più vasto possibile, attirando anche i più giovani e coloro che hanno un’immagine della giornalista limitata agli scritti post-11 settembre. 13 sale divise in sezioni tematiche raccontano episodi e aspetti della vita di Oriana Fallaci. Un modo per ricordare il personaggio, ma soprattutto per rivivere la storia attraverso gli occhi di una scrittrice e giornalista che con la sua passione e la sua serietà ha saputo affrontare e descrivere il mondo fin nei suoi aspetti più crudeli.

venerdì 21 settembre 2007

Al cinema il cartone più irriverente della tv


"I Simpson - il film"
di Matt Groening
Usa 2007
Nelle sale dal 14 settembre 2007

Stavolta Homer l'ha fatta grossa. Non solo ha portato un maiale in casa, ma ne ha persino scaricato i bisogni nel lago di Springfield, che ha così nuovamente superato i limiti sostenibili di inquinamento: il governo americano non può che intervenire e inglobare la cittadina sotto una cupola di vetro indistruttibile per evitare contaminazioni. La famiglia Simpson, messa alla gogna dal resto della popolazione, sarà costretta a fuggire: spetterà a Homer, dopo mille vicissitudini, riportare le cose alla normalità.
Matt Groening, “papà” dei Simpson, è riuscito a infondere nuova linfa a una serie che, dopo vent'anni di trionfi, forse comincia a perdere un po' di smalto. I Simpson - Il film è divertente, simpatico e pieno di gag fulminanti ("Spiderpork" ad esempio). Protagonista assoluto della pellicola è ovviamente lui: Homer Simspon. Ancora più stupido, e per questo ancora più irresistibile, riesce a far ridere in ogni scena in cui interviene. Non si può fare a meno di notare, tuttavia, che il cinismo, la capacità di mettere alla berlina vizi, paure, dogmi e false certezze del mondo occidentale risulti spuntata rispetto alla stragrande maggioranza delle puntate viste in televisione.
Apprezzabile è, invece, il non aver voluto snaturare lo stile grafico dell'originale: le poche sequenze in tre dimensioni sono piacevoli e ben inserite nel contesto. Una stella in più va data "alla carriera", perché riuscire a far ridere e riflettere per vent'anni (e diciotto stagioni) è quasi impossibile nel frenetico mondo dell'intrattenimento, ma I Simpson, e quattrocento puntate lo dimostrano con cristallina chiarezza, ce l'hanno fatta.

Striscia la notizia ai blocchi di partenza


Vent'anni di servizi al cittadino, scoop, sberleffi, satira, conduttori, veline, tapiri. Vent'anni di Ricci. Quello che molti chiamano "il genio della televisione", a parte il capello bianco che tradisce il tempo vissuto, non dà certo segni di stanchezza. Antonio Ricci è pronto. Pronto come Ezio Greggio, un altro che sembra non stancarsi mai, tanto che a pochi giorni dall'inizio della nuova stagione si fa trovare in collegamento sul set di un film di Pupi Avati, anzichè sedere in studio a chiacchierare con i gionalisti delle novità di Striscia la notizia. Pronto anche l'altro: una delle 'spalle' più progoniste della tv: Enzo Iacchetti. Ricomincia da qui "Striscia", da dove aveva cominciato vent'anni fa e continuato, imperterrita, fino all'ultima stagione. Non per nulla quest'anno sarà la "Voce della persistenza".
Lunedì 24, all'ora che ogni italiano conosce, verrà ripescata l'inossidabile inerzia di certi soggetti già bacchettati: Policlinico Umberto I, Roma, una situazione tristemente immutata, sarà il primo servizio della ventesima edizione.
Confermate le veline Thais Wiggers e Melissa Satta. Per loro forse l'ultimo anno perchè la prossima estate "Cultura Moderna" lascerà il passo a "Veline", il casting-spettacolo che raccoglie i sogni di non si sa quante italiane.
"Stricia la notizia" continua. Continuerà ad essere sulla strada, tra la gente, continuerà, dice il regista Antonio Ricci "a dimostrare che i tg nazionali non sono altro che varietà", e continuerà "a dare fastidio, per quello che dice e per lo spazio che occupa". Secondo giro di boa: in tv nessuna celebrazione, ma alla Triennale di Milano ci si sta preparando per festeggiare quello che molti sondaggi hanno più volte eletto come "il telegiornale più credibile per gli italiani".

giovedì 20 settembre 2007

"La bella utopia" di Moni Ovadia


Canzoni, musiche, memorie, tracce poetiche, confessioni, icone, immagini che schizzano la memoria di quello stato perduto che era l’Unione Sovietica, una nazione popolata da donne e uomini che in quel tempo e in quello spazio vissero, morirono, amarono, soffrirono, gioirono e sperarono e che da quello stato vennero ingannati, traditi nelle loro convinzioni più profonde.
"La bella utopia" è il titolo del nuovo show di Moni Ovadia in programmazione dal 26 settembre al 7 ottobre presso il Piccolo Teatro di Milano. Insieme all'attore salirà sul palco la Stage Orchestra che da sempre lo accompagna nei suoi spettacoli.
Moni Ovadia scava nelle sue origini ripercorrendo con la solita, dissacrante ironia ebraica le tappe del comunismo. L'intero arco evolutivo di una meravigliosa idea, di un sogno bellissimo, della speranza di milioni di persone che lo alimentarono, dalla sua nascita, dalla sua esplosione sulla scena della storia, fino alla sua terribile degenerazione, alla sua trasformazione in incubo, all'irrompere violento della realtà che giunge a offuscare l'orizzonte dell'idealismo.
"La bella utopia" è uno spettacolo che trabocca di storia, la storia di un popolo e della sua meravigliosa illusione, di coloro che la sognarono e di coloro che ne rimasero vittime senza, però, essere mai veramente realistico, sempre trasfigurato cromaticamente e musicalmente in una trama infinitamente varia di voci, note, gesti e colori.

sabato 15 settembre 2007

"28 settimane dopo": gli zombie sono tornati


"28 settimane dopo"
di Juan Carlos Fresnadillo
con Robert Carlyle, Catherine McCormack, Harold Perrineau, Mackintosh Muggleton, Imogen Poots
Usa 2007
Horror
Nelle sale dal 28 settembre 2007

Dopo il successo di “28 giorni dopo” del 2003, Juan Carlos Fresnadillo torna con il sequel dell’horror catastrofico che ha terrorizzato e stupito. Siamo nella Gran Bretagna continentale. Un terribile virus che trasforma gli uomini in zombie assetati di sangue ha sconvolto il Paese. Sei mesi dopo lo scoppio dell’epidemia, la terribile infezione sembra essere stata vinta e con il supporto dell’esercito degli Stati Uniti la ricostruzione ha inizio. Quando la prima ondata di profughi fa ritorno in patria, una famiglia viene finalmente riunita, ma uno dei suoi membri nasconde, a sua insaputa, un tragico segreto. Il virus non è ancora stato debellato e questa volta è ancora più pericoloso.
Nel cast un miscuglio di attori collaudati e giovani promesse del cinema. Robert Carlyle, il protagonista di “Full Monthy” e “Criminali per caso” è Don, padre di famiglia sposato con Alice (Catherine McCormack), ma i veri protagonisti sono i piccoli Andy (Mackintosh Muggleton) e Tammy (Imogen Poots), semidebuttanti sul grande schermo.
Colpi di scena, sangue, sparatorie, squartamenti. “28 settimane dopo” è stato prodotto avvalendosi di effetti speciali estremamente realistici e dettagliati che lo rendono un film sconsigliabile ai più giovani o ai deboli di stomaco benché la fotografia e lo studio della storia rendono il soggetto, forse un po’ inflazionato, interessante e nuovo. Gli straordinari e deserti scenari londinesi sostengono ancora una volta l'epicità del narrato, contribuendo in modo rilevante a ricreare le atmosfere che hanno reso famoso il primo episodio e dando ulteriore consistenza e fascino al risultato finale.

mercoledì 18 luglio 2007

"L'uomo medio + medio": avete davvero voglia di convenzionalità?


"L'uomo medio + medio"
di Pierre Paul Renders
con Khalid Maadour, Caroline Dhavernas, Thierry Lhermitte
Francia 2007
Commedia
Nelle sale dal 20 luglio 2007

"La ricerca di identità e la vera libertà individuale all'interno di una società che, in quanto potenza consumistica onnipresente e omnicomprensiva, ci inquadra e ci mette dentro delle caselle". Così Pierre Paul Renders descrive il significato ed obiettivo del suo ultimo lungometraggio intitolato "L'uomo medio + medio" con Khalid Maadour, Caroline Dhavernas, Thierry Lhermitte.
Emerso come concorrente del quiz televisivo "Comme tout le monde", Jalil viene preso di mira da una società di marketing che lo sfrutta come cavia attraverso la bella e misteriosa Claire. Fingendosi innamorata di lui, la ragazza lo testa (a sua insaputa) su prodotti e gusti mentre la società lo osserva giorno e notte, nel pubblico e nel privato. Quello che fa di Jalil un tipo "speciale" è che da solo vale un campione di 10.000 persone. Il suo dono è di essere lo specchio della maggioranza della gente, l'uomo medio più medio di tutti, al punto che persino il Presidente della Repubblica francese decide di basare la campagna elettorale sulle sue opinioni.
Che tipo di libertà ci resta in questa società apparentemente così libertaria, ma in realtà fatta di mode e stereotipi? E soprattutto, cosa vuol dire "essere come tutti gli altri"? Da una parte cerchiamo l'integrazione ad ogni costo, dall'altra sentiamo dentro di noi una vocina che esprime il desiderio di originalità, di unicità e che si rifiuta di essere assimilata alle masse.
Una commedia romantica, satirica, ironica e graffiante in grado di lanciare uno sguardo critico sul mondo di tutti i giorni.

martedì 10 luglio 2007

A Volterra torna l'arte etrusca


"Etruschi di Volterra. Capolavori da grandi musei europei"
21 luglio 2007 - 8 gennaio 2008
Palazzo dei Priori, Volterra
per info: www.etruschi-volterra.net

"Volterra è una città ricchissima di storia archeologica, ma i resti, negli anni, sono stati sparpagliati per vari musei italiani ed europei. Con questa mostra abbiamo cercato di recuperare diverse opere d'arte etrusca riportandole alla loro terra d'origine". Così Alessandro Togoli, assessore alla cultura del Comune di Volterra e presidente del Comitato Volterra Archeologica, presenta la mostra "Etruschi di Volterra. Capolavori da grandi musei europei", che si terrà dal 21 luglio all'8 gennaio prossimi presso il Palazzo dei Priori.
L'esposizione presenta una "Volterra fuori Volterra", proponendo reperti, molti dei quali poco conosciuti, provenienti dai principali musei europei e da collezioni private. Saranno presentate opere conservate al Louvre, nei musei di Berlino, nei Musei Vaticani, nei musei romani di Villa Giulia e di Villa Albani e nel Museo Archeologico di Firenze. Dopo dieci anni di assenza, la manifestazione riporterà all'ammirazione del pubblico la famosa "Testa Lorenzini", capolavoro che prende il nome dalla famiglia che ne è proprietaria. Si tratta di una testa di statua etrusca databile intorno al V secolo a.C.di grandi dimensioni. Raffigura una divinità, probabilmente Apollo, ed è la più antica scultura realizzata con marmo apuano che si conosca nell'Etruria Centrale.
"Velathri - spiega Gabriele Cateni, direttore del Museo Etrusco Guarnacci che collabora con la mostra - è stato uno dei primi luoghi in Italia dove sono avvenute sistematiche ricerche archeologiche dal XVIII secolo in poi. Ciò ha implicato una precoce e diffusa notorietà della nostra città che purtroppo è andata perduta col passare del tempo. L'ambizioso obiettivo dell'esposizione è quello di cercare di rendere a Volterra il lustro che merita".

venerdì 6 luglio 2007

Stephan Balkenhol. L'uomo intrappolato nella normalità


"Stephan Balkenhol"
7 Luglio - 17 settembre 2007
PAC Padiglione d'Arte Contemporanea, via Palestro 14, Milano
Per info: www.comune.milano.it

La quotidianità portata all'esasperazione, fatta di abiti banali, di apparente indifferenza per il particolare, la rappresentazione statica della figura umana: Stephan Balkenhol inaugura la sua prima esposizione italiana presso il PAC (Padiglione d'Arte Contemporanea) di Milano.
Circa 40 sculture intagliate nel legno grezzo e verniciate in maniera volutamente non curata esprimono la visione dell'uomo secondo l'artista. Le opere non sono rifinite, spesso nel basamento o nel piedistallo si vede il tronco da cui sono estratte, come a voler dare un segno di vita e di movimento in contrasto con la staticità delle rappresentazioni e l'inespressività dei volti. Uomini comuni in maniche di camicia, nudi, coppie danzanti, figure che sembrano manichini in un negozio fuori moda. Persone intrappolate in un'immagine che non appartiene loro, costretti dalla società a portare maschere che obbligano a fingere, che comportano azioni ripetute, standard, stereotipate, lente. Praticamente degli automi. Eppure le sculture dell'artista tedesco sembrano mostrare un tacito moto di ribellione, invisibile dall'esterno, ma percepibile a pelle.
Scolpite in un unico ceppo e poi dipinte, le figure dell'artista tedesco recuperano una pratica di lavorazione già in uso nel Medioevo e una tecnica d'intaglio adottata dall'Espressionismo. "Le radici di Balkenhol - sottolinea Vittorio Sgarbi, assessore alla Cultura del Comune di Milano - sono da ricercare tra Gutfreund e il presepe napoletano. La forma sbozzata, invece, come in un moderno "non finito" michelangiolesco, è sicuramente di Rodin".

martedì 3 luglio 2007

Ivan Theimer: la scultura classica di un artista contemporaneo


"Ivan Theimer"
Palazzo Reale, ex Museo della Reggia - Milano
6 luglio - 16 settembre 2007

Un affascinante viaggio all'indietro nel tempo, il ritorno al classicismo, alla scultura plastica, alla rappresentazione del reale, il rapporto profondo tra uomo e natura. Questo e molto altro è la mostra di Ivan Theimer a Palazzo Reale.
Un'accurata selezione di oltre 100 opere tra sculture e acquerelli testimoniano la maturità raggiunta dall'artista moravo che, dopo aver sperimentato l'opera concettuale, trova la sua miglior espressione attraverso il ritorno alle origini. "Quando si lascia un Paese - spiega Theimer alla conferenza stampa di presentazione - si è colpiti dalla pregnanza delle proprie radici. Oggi le mie radici sono culturalmente definite da influenze che vanno dal Bernini alla scuola neoclassica francese, dal Rinascimento all'architettura barocca". L'aspirazione a "etre absolument moderne" rivendicata da Rimbaud, non appartiene ad Ivan Theimer, almeno per quanto riguarda il linguaggio figurativo. L'obelisco, la colonna, le metope, la stele, vengono, infatti, riabilitati e rielaborati divenendo oggetti figli dell'età moderna in grado di descrivere la contemporaneità, in grado di soddisfare il temperamento irrequieto dell'artista e la sua continua ricerca di stile.
"Abbiamo voluto Theimer a Milano, in Italia - sottolinea Vittorio Sgarbi, assessore alla Cultura del Comune di Milano - perchè è nella nostra patria che siamo stati egizi, etruschi, romani, greci e bizantini. Ed è qui che siamo anche potuti ri-esserlo, tanto da generare il Ri-nascimento e il Neo-classicismo".

"Il Quarto Stato" trasloca a Palazzo Reale


"Il Quarto Stato" Pellizza da Volpedo
Palazzo Reale, Sala delle Cariatidi - Milano
6 luglio - 16 settembre 2007

"Il Quarto Stato è il primo dipinto del Novecento italiano, ma non è un'opera d'avanguardia. La vera rivoluzione sta nel messaggio che porta con sé: la spiritualità dell'uomo va cercata sulla terra, non alzando gli occhi al cielo". Così Vittorio Sgarbi, assessore alla Cultura del Comune di Milano, presenta il quadro di Pellizza Da Volpedo, esposto a Palazzo Reale in occasione del centenario della morte dell'artista.
L'imponente tela, che è stata appositamente trasferita dalla Galleria d'Arte Moderna, è divenuta, nel tempo, l'immagine più nota, più riprodotta ed utilizzata nell'iconografia politica e sindacale. Capace di sintetizzare e simboleggiare le lotte dei lavoratori di sempre, "Il Quarto Stato" è ambientato in una piazza all'incrocio di due strade in salita, nella piena luce di un mattino di aprile. La scena è quella di uno sciopero di massa, in cui i lavoratori sono rappresentati a dimensioni naturali, in marcia verso la rivendicazione di un equo salario con cui sfamare le proprie famiglie. Lo stile divisionista che caratterizza tutta la produzione di Pellizza Da Volpedo, rende l'immagine estremamente realistica e la suddivisione degli spazi proietta lo spettatore all'interno del quadro, portandolo ad immedesimarsi nei personaggi e a condividere la loro protesta.
L'artista, forse involontariamente, arriva a realizzare un'opera capitale, al crocevia di molte sequenze storico-artistiche: la nascita del socialismo, le trasformazioni dell'Italia post-unitaria, la pittura sociale, il verismo,il divisionismo, in quel crogiuolo di vicende, cambiamenti, idee e speranze che caratterizzano il passaggio da un secolo all'altro.
"Solo una mostra che esponga esclusivamente Il Quarto Stato - sottolinea Sgarbi - può rendere a questo dipinto il valore che merita oltre donargli la visibilità che fin'ora gli era stata negata".

sabato 30 giugno 2007

La "pizzica" sul palco dell'Auditorium




ROMA - Ritmo travolgente, melodie che ispirano allegria, suono pieno, ricco. Impossibile non battere le mani a tempo, impossibile non farsi coinvolgere dalla tarantella portata sul palco dell'Auditorium dalla grande orchestra "La notte della Taranta". Sotto la direzione dello spumeggiante maestro Ambrogio Sparagna, più di trenta elementi tra tamburelli, strumenti a corda, fisarmoniche, flauti, percussioni, cori e voci soliste, si sono accordati per riproporre la tradizionale musica salentina.
Il concerto/evento che ha aperto l'ormai tradizionale rassegna "Luglio suona bene", si è proposto come una vera e propria celebrazione della "pizzica", ritmo popolare pugliese che scandiva l'antico rituale di cura dal morso immaginario della tarantola. Ma "La notte della Taranta" non si è limitata al passivo recupero della tradizione: le melodie tipiche del Salento sono state rielaborate e diversificate tramite la fusione con altri linguaggi musicali, come il jazz, il rock e il pop. Il risultato è sorprendente: una performance sonora potente e incontenibile, violenta e appassionante insieme.
Il pubblico raccolto nella Cavea, solo a tratti è riuscito mantenere il proprio posto a sedere. Trascinati dalla forza della tarantella i presenti hanno abbandonato i propri sandali per scatenrsi in un gioioso ballo collettivo che è continuato per oltre due ore.

martedì 26 giugno 2007

Abu Ghraib. Una mostra per denunciare la tortura


"Abu Ghraib. Abuso di potere. Opere su carta di Susan Crile"
Museo di Roma in Trastevere, Piazza S.Egidio 1b, Roma
27 giugno - 30 settembre 2007
Per info: www.museiincomuneroma.it
www.museodiromaintrastevere.it
www.zetema.it
www.susancrile.com

Umiliazione, degradazione, sofferenza. L'essenza della tortura, immagini che si fanno reportage di una realtà forse troppo sottovalutata. In occasione della Giornata Internazionale contro la torura, l'artista statunitense Susan Crile, espone 29 opere presso il Museo di Roma in Trastevere. 29 dipinti su carta ispirati alle fotografie scattate all'interno del carcere di Abu Ghraib per testimoniare e portare alla coscienza collettiva gli orrori avvenuti due anni fa nella prigione irachena. Figure stilizzate e scure, colori sgargianti che colpiscono, il bianco del gesso usato per rappresentare la fragilità delle vittime, così simili alle figure ricoperte di cenere in fuga dal World Trade Center o alle carcasse dei corpi nell'eruzione di Pompei. Susan Crile rimaneggia sapientemente i tratti impressi sulla pellicola trasformando di nuovo in esseri umani quelli che erano diventati meri oggetti di abuso e disprezzo. L'artista trova una forma visiva attraverso la quale lo spettatore possa identificarsi o provare empatia con la sofferenza stessa, recuperando, nonostante tutto, la bellezza essenziale e inestinguibile della forma umana. Se una redenzione è possibile è qui che va cercata: nella linea palpitante, ancora vitale in mezzo a immagini opprimenti di corpi contorti.
La mostra è realizzata in collaborazione con l'associazione ACAT Italia (Azione dei cristiano per l'abolizione della tortura e FIACAT (Federazione internazionale azione dei cristiani per l'abolizione della tortura).

sabato 23 giugno 2007

George Grosz: un artista tra visione e realtà



"George Grosz, Berlin - New York"
9 maggio - 15 luglio 2007
Galleria di Villa Medici - Accademia di Francia, viale Trinità dei Monti 1, Roma
Per info: www.villamedici.it

Vignette satiriche, collages, oli, acquerelli, jugendstil, pittura metafisica, realismo, espressionismo, dadaismo. Tecniche e stili tra i più diversi caratterizzano la vasta produzione di un artista purtroppo poco conosciuto in Italia: George Grosz. Presso la Galleria di Villa Medici - Accademia di Francia è possibile ammirare circa duecento opere realizzate tra il 1910 e il 1959 che testimoniano il percorso artistico e umano del pittore tedesco. Un viaggio che si snoda tra impegno politico e lavoro per il mondo del teatro, partendo dalla produzione giovanile berlinese sino alle opere del periodo americano. Se da un lato i dipinti, i disegni, le litografie hanno valore di denuncia alla Prima Guerra Mondiale, al fallimento della rivoluzione tedesca e all'ascesa del nazismo, dall'altra le scene e i personaggi teatrali sono proposti tramite una lettura d'avanguardia in cui si riflettono di drammi della vita moderna. Due binari paralleli e distinti in cui si rirtrova il medesimo messaggio di critica sociale. La mostra si apre con le opere realizzate da George Grosz nella sua città natale in Pomerania: rappresentazioni realistiche, acquerelli e fantasiose scene grottesche. Si prosegue con i lavori a carattere più propriamente politico risalenti al periodo della Repubblica di Weimar in cui emerge il disprezzo nei confronti del militarismo, del clero e della borghesia. Con l'ascesa del nazismo Grosz viene bollato come artista degenerato e nel 1933 si trasferisce a New York dove prosegue la sua denuncia contro l'ingiustizia e l'oppressione. Infine, per la prima volta, vengono esposti bozzetti per scenografie e costumi creati per le opere teatrali di George Bernard Shaw, Ivan Goll, Georg Kaiser, Paul Zech, Jaroslav Kasek.

venerdì 22 giugno 2007

Pupi Avati: "Il cinema italiano ha rinunciato alla qualità"


ROMA - La carriera artistica di Pupi Avati, nato a Bologna il 3 novembre 1938, ha inizio nel 1968 con il lungometraggio "Balsamus, l'uomo di Satana", uno strano mix di gotico e grottesco assolutamente fuori dai canoni della produzione italiana del tempo. Da allora il regista dirigerà numerosissimi film dei generi più vari ottenendo un successo sempre maggiore tra pubblico e critica. Ricordiamo ad esempio "Le strelle nel fosso" (1979), "Festa di laurea " (1985), "Il testimone dello sposo" (1997) o i più recenti "Il cuore altrove" (2003) e "Ma quando arrivano le ragazze?" (2005). Eppure Pupi Avati non perderà mai la passione per il genere "dark" continuando di tanto in tanto a proporre film come "La casa dalle finestre che ridono" (1976), "Zeder" (1981) e "L'arcano incantatore" (1997). Nel 1995, in collaborazione con Maddalena Fellini e il Comune di Rimini, istituisce e diventa presidente della "Fondazione Fellini" che si occupa di promuovere eventi in ricordo del grande regista scomparso.
Abbiamo incontrato Pupi Avati in occasione della conferenza stampa di presentazione degli eventi organizzati dalla Fondazione per la rassegna "Fellini estate 2007" che partira il 30 giugno a Rimini.

Quali sono gli obiettivi che si prefigge la Fondazione Fellini?

Pupi Avati: L'opera di Federico Fellini Fellini ha avuto un ruolo determinante nella cultura italiana, soprattutto per quelli della mia generazione. Purtroppo o per fortuna, però, non ha lasciato eredi, nessuno ha mai tentato di imitare il suo modo di fare regia, probabilmente per paura di fallire miseramente di fronte alla grandezza del maestro. Con la Fondazione Fellini, vogliamo far conoscere alle nuove generazioni chi era Federico e quanto è stato importante il suo lavoro nel cinema. Temiamo che la sua eredità venga perduta come è successo per altri grandi cineasti, così, tramite diverse forme d'arte (mostre, teatro, musica e ovviamente cinema), cerchiamo di far avvicinare i giovani al linguaggio felliniano.

Qual è l'eredità che si rischia di perdere?

P.A.: La proposta culturale di Fellini è qualcosa di imprescindibile per il cinema italiano. Dal mio punto di vista ogni mezzo espressivo ha una propria vita biologica: una nascita, il momento in cui raggiunge la sua massima grandezza e un declino. Con Fellini il cinema ha raggiunto il suo acume. Sono dell'idea che andrebbero istituiti dei corsi di cinema felliniano in tutte le facoltà universitarie, non solo nelle scuole specializzate perchè ormai c'è una distanza sufficiente per poterne parlare con serenità e serietà.

Qual è il suo film preferito di Fellini?

P.A.: Sicuramente "Otto e mezzo" che trovo il film più seducente che un regista potesse realizzare.

Qual è la sua opinione sulle recenti dichiarazioni di Quentin Tarantino? Il cinema italiano è così deprimente?

P.A.: Credo che ci sia un fondo di verità nelle sue parole. I toni che ha usato Tarantino non erano accettabili, ma il contenuto del suo discorso sì. Il cinema italiano ha rinunciato a guardarsi intorno a 360° ripiegandosi su sè stesso e limitandosi a raccontare il presente e il "sottocasa".

Cosa ne pensa del rapporto tra televisione e cinema in Italia?

P.A.: In Italia si producono pochi film, circa una sessantina l'anno, e ancora meno sono quelli distribuiti nelle sale (pensiamo solo alla Francia in cui la media è di 260...). Inoltre la televisione ha scelto di investire su format diversi da quello cinematografico, così i film, soprattutto quelli di qualità, si possono ritrovare in tv solo in seconda serata o addirittura di notte, senza parlare, poi, del palinsesto estivo che non propone davvero nulla. La televisione italiana si è creata perloppiù un proprio stile cinematografico che è quello della fiction, purtroppo inseguendo più le leggi di mercato che il livello artistico. Questo ha sicuramente contribuito alla diseducazione del pubblico italiano in materia di cinecultura.

Che messaggio vuole lanciare ai giovani che si apprenstano a entrare nel mondo della regia?

P.A.: Invito i ragazzi a trovare una propria identità cercando di raccontare le storie che meglio conoscono evitando di copiare il "già visto" e di scappare all'estero per realizzare i propri lungometraggi. Purtroppo il problema della comunicazione è insormontabile: per quanto uno conosca bene una lingua straniera, non potrà mai avere lo stesso rapporto profondo e la stessa padronanza delle situazioni che avrebbe lavorando in lingua madre. Io stesso sono reduce da un film girato in America che per quanto raccontasse una storia italiana e la protagonista fosse Laura Morante, non è stato così sentito come i lavori che ho relizzato nella mia terra.