sabato 17 maggio 2008

Le voci dell'editoria

Cinquanta interviste per raccontare il mondo dell’editoria. È l’idea di fondo del libro Voci dell´editoria. Interviste sui mestieri del libro interamente creato dai 50 studenti del terzo anno del Laboratorio di editoria dell´Università Cattolica e presentato lo scorso 14 marzo in aula Bontadini. Madrina della presentazione e protagonista di una delle interviste Laura Bosio, docente, scrittrice ed editor che è intervenuta alla manifestazione insieme all’editore Ulrico Carlo Hoepli. Dopo i ringraziamenti di rito, Roberto Cicala, direttore del Laboratorio di editoria, ha lasciato la parola alla scrittrice che ha tenuto una lezione aperta sul tema Dall´autore al lettore raccontando il mestiere del lettore editoriale e il suo personale percorso professionale.
«Spesso – ha esordito la Bosio - la gente mi chiede: “come posso fare a invogliare mio figlio a leggere?” L’unico consiglio che mi sento di dare in questi casi è di far leggere un libro al bambino e stare a vedere se capita qualcosa nella sua mente: un viaggio, una scoperta, un’avventura». Queste sono un po’ le stesse sensazioni di cui deve tener conto il lettore editoriale quando comincia a sfogliare un nuovo manoscritto che potrà ottenere una buona critica e, dunque, meritarsi la pubblicazione. Può capitare, però che un libro risulti insipido, non perfettamente riuscito o poco comunicativo. «Personalmente se una storia non mi prende, difficilmente riesco ad arrivare fino in fondo – ha spiegato la scrittrice -, ma non è detto che per questo non rappresenti un buon lavoro». In questo caso bisogna immedesimarsi nella pluralità di sensibilità presenti nel panorama dei lettori e cercare di capire se quel libro che non ci è piaciuto particolarmente può interessare qualcun altro. «Come diceva Giuseppe Pontiggia – ha raccontato Laura Bosio – bisogna esercitare una lettura “come se”, ovvero interpretando le caratteristiche del possibile acquirente». Dopo la prima lettura, l’editor compila una scheda sul manoscritto in cui viene inserita la trama e un breve giudizio: se questo è positivo, prima di andare in stampa, avviene sempre un lavoro di “aggiustamento” del testo in collaborazione con l’autore. È importante che ogni parte del libro venga portata allo stesso livello di precisione e funzionalità. Ma per essere dei buoni lettori editoriali bisogna essere distaccati dal testo che solo in questo modo può ricevere una critica oggettiva. «Io sono anche scrittrice – ha concluso la Bosio – e spesso mi illudo di essere la prima lettrice di me stessa, ma questo non è possibile, si è sempre condizionati sui propri testi».
A nome dell’intero Laboratorio di editoria, poi, Camilla Cerioli ha spiegato come è stato condotto il lavoro di produzione del libro Voci dell´editoria. Interviste sui mestieri del libro. «Abbiamo cominciato a lavorarci a marzo – ha spiegato la studentessa – quando abbiamo deciso e ci siamo suddivisi le persone da intervistare. Abbiamo scelto un rappresentante per ogni categoria professionale che contribuisce alla creazione di un libro, dall’editore, al correttore di bozze, al traduttore, al lettore». Il Laboratorio ha voluto creare un prodotto di alto livello contattando voci illustri, non sempre semplici da reperire. Tra i protagonisti delle interviste ci sono la traduttrice di Harry Potter Beatrice Masini, l’editore Matteo Hoepli o Beppe Severgnini, sentito in qualità di lettore.

giovedì 15 maggio 2008

Tv e democrazia, il sogno di Al Gore

«In alcuni Paesi i mezzi di comunicazione di massa sono controllati da un élite, per questo penso che la libertà sia a rischio. Non posso parlare della situazione italiana, ma molto spesso la concentrazione dei media ha portato a escludere diverse voci». Parola di Al Gore che con un completo antracite abbinato a stivali in pelle nera in perfetto stile texano ha espresso il concetto all’Università Cattolica a Milano. L’ex vicepresidente degli Stati Uniti, premio Oscar con il suo documentario ambientalista Una scomoda verità e premio Nobel per la Pace è intervenuto all’incontro promosso dalla facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere e da Sky La Tv capovolta. Current: il nuovo corso dell'informazione per la presentazione di Current Tv, un network innovativo che farà dialogare televisione e internet nel nome dei giovani, protagonisti attivi della programmazione. Sul palco dell’aula magna insieme a Gore, dopo il saluto del rettore Lorenzo Ornaghi, Aldo Grasso, giornalista e docente di Storia della radio e della televisione, e Vittorio Emanuele Parsi, professore di Relazioni internazionali. Grasso ha introdotto l’incontro sottolineando l’importanza di sviluppare un nuovo tipo di televisione in seguito alla rivoluzione digitale: «Se non vorrà essere soppiantata dal fenomeno blog e internet – ha spiegato – la televisione deve trovare modalità di integrazione con questo media».
Ha uno spazio importante la tematica ambientale nella nuova avventura nel mondo dei media, Current Tv, visibile sul canale 130 di Sky, una televisione «che dà spazio alla voce dei cittadini», come Gore ha voluto più volte sottolineare. La nuova tv avrà una programmazione fatta di servizi brevi, i "pod", sette-otto minuti l'uno, centrati su argomenti di attualità, musica, arte, cultura, politica, sport e tutto quello che i 30 vanguard journalists che compongono la redazione riterranno interessante.
Un 30% della programmazione sarà costruito con i contributi degli spettatori, che manderanno i loro servizi al sito web, verranno votati dagli altri frequentatori del sito, filtrati dalla redazione e andranno, infine, in onda sulla tv. Il progetto di Current Tv, nata nel 2005 negli Usa e oggi in onda anche in Inghilterra e Irlanda, oltre che in Italia, ruota attorno ai concetti di libertà, indipendenza e democrazia, tre parole che Gore ripete continuamente per spiegare il progetto della sua tv partecipativa: «Internet ha introdotto nuove opportunità di libertà, consentendo alla gente di esprimere le proprie opinioni, di offrire la propria visione, di dare notizie e informazioni. Current vuole collegare Internet e la tv, in modo semplice e accessibile, creando un accesso ai media per gli individui di tutto il mondo. Current tv è l'unica rete televisiva di informazione totalmente indipendente».
Ma come nasce l’esigenza di creare una tv “dal basso”, in cui gli utenti non siano semplicemente chiamati a esprimere un giudizio su una trasmissione, ma a creare concretamente i contenuti di un canale televisivo? «Molte tv in Usa poco prima dell'invasione in Iraq hanno dovuto alzare la bandiera sostenendo la guerra, per paura di perdere investimenti pubblicitari o ascolti, inducendo così il paese a fare un errore storico. Il 77 per cento degli americani era convinto che fosse Saddam il mandante dell'11 settembre. C'è una forte necessità di combattere per la libertà di accesso ai media, che dovrebbe essere uno dei punti fondamentali della carta dei diritti dei cittadini».
L'Italia è il primo paese di lingua non inglese ad avere una sua Current tv: sito web e tv satellitare per dare a tutti, principalmente i giovani adulti (18-34 anni) il modo di produrre contenuti video che raccontino la realtà dall'arte alla politica. Le trasmissioni andranno avanti 24 ore su 24, alcune delle quali, dalle 18 in poi, saranno realizzate dal vivo in uno studio di Milano.
La scelta dell'Italia per Current è stata dettata, ha detto Gore, «dal grande dinamismo degli italiani, dalla loro creatività, dal loro ingegno, dal recente risveglio delle coscienze dall’intorpidimento a cui la tv generalista ha abituato. Ci aspettiamo che arrivi molto materiale dall'Italia».

venerdì 9 maggio 2008

Al Día Negro va in scena il poliziesco

Sesta edizione per El Día Negro, la giornata dedicata al giallo spagnolo che ogni anno alimenta nuovi spunti di meditazione e di indagine. Ospiti di pregio, nazionali e internazionali, studiosi, giornalisti e scrittori si sono dati appuntamento alla manifestazione organizzata dal professore Dante Liano (nella foto) del Dipartimento di Scienze Linguistiche e Letterature Straniere dell’università Cattolica in collaborazione con l’Instituto Cervantes e si sono confrontati su diversi aspetti e declinazioni del genere poliziesco. Con un grande successo di pubblico, è stato assolto ancora una volta l’onere di un nome impegnativo. El Día Negro riecheggia infatti la Semana Negra, la superfiera letteraria che ha luogo ogni anno a Gijòn nelle Asturie. «Gli studenti partecipano sempre volentieri e si divertono molto – ha spiegato il professor Liano - perché un conto è sentire parlare i docenti che usano un linguaggio accademico e sistemi convenzionali, un altro è ascoltare gli scrittori che per mestiere raccontano storie brillanti».
La giornata si è articolata in due momenti distinti. Nel rispetto della tradizione la valorizzazione dello spagnolo ha avuto il suo momento privilegiato con una mattinata interamente in lingua. Nella conferenza intitolata La pista spagnola, sono intervenuti Juan Aparicio-Belmonte e Carles Quilez due giovani scrittori spagnoli. Aparicio tende all’invenzione letteraria, mentre Quilez è un giornalista della catena Ser, uno dei più importanti gruppi radiofonici, per cui si occupa di seguire gli avvenimenti di cronaca. Per questo motivo è riuscito a conoscere alcuni dei maggiori delinquenti della Catalogna e ha scritto libri sulla storia di alcuni di questi. Durante la tavola rotonda, lo scrittore, ha descritto alcune delle vicende che hanno coinvolto i suoi protagonisti. Dante Barrientos Tecùn, scrittore e professore dell’università di Aix-en-Provence ha spiegato la situazione del giallo in America Latina. Raul Argemì, ha raccontato la sua esperienza di scrittore argentino che ha sofferto la persecuzione durante la dittatura, incarcerato dal 1976 al 1986. Dopo diverse esperienze e viaggi ha riparato a Barcellona dove ha cominciato a scrivere gialli con successo, vincendo molti premi.
Dal dibattito è emerso che la letteratura noir spagnola e ispanoamericana è diventata la narrativa sociale del ventunesimo secolo. A differenza dei romanzi di genere dell’Ottocento questo tipo di letteratura è in grado di raccontare la società, non solo in modo preciso e convincente, ma anche in modo attraente e interessante. Il giallo in lingua spagnola si distingue inoltre per l’importanza della verosimiglianza. Non è fondamentale, infatti, che gli avvenimenti raccontati siano realmente accaduti, ma che sembrino veri. Per converso capita invece che alcuni fatti reali superino l’immaginazione. «In Argentina – ha raccontato Raul Argemì – esisteva, per esempio, una fabbrica di alibi. Si trattava di un’agenzia perfettamente costruita che procurava documenti, biglietti aerei falsi e tutto il necessario per avere scuse indiscutibili nei confronti della moglie o del datore di lavoro di turno».
Durante il pomeriggio l’incontro dal titolo Fantasia, storia, noir si è aperto alla letteratura in generale e al rapporto degli scrittori con i romanzi. Sono intervenuti Marcello Fois, apprezzato scrittore e sceneggiatore, Margherita Oggero, autrice di gialli che hanno per protagonista un’insegnante e che sono diventati una serie televisiva, Nicoletta Vallorani (nella foto a sinistra), insegnante di letteratura inglese e giallista. Hanno partecipato, infine, Ben Pastor (nella foto sopra) scrittrice di gialli storici ambientati nell’impero romano e Barbara Garlaschelli, scrittrice e sceneggiatrice. Si è parlato dell’importanza di essere dei lettori appassionati e onnivori per diventare dei buoni narratori e di quanto sia fondamentale la tecnica. «Una volta si pensava che per diventare scrittori si dovesse essere dei geni ai quali giungeva improvvisamente un’illuminazione – ha spiegato Nicoletta Vallorani –, invece è fondamentale conoscere le regole per poi, magari, infrangerle». Gli autori che hanno ispirato gli ospiti sono molteplici e spesso non giallisti. Per Fois sono stati basilari i romanzi d’avventura di Stevenson, Jack London e Jules Verne, Ben Pastor è rimasta affascinata da Moby Dick di Melville, mentre Margherita Oggero ha amato Alice nel paese delle meraviglie. Barbara Garlaschelli e Marcello Fois hanno spiegato quanto sia affascinante e al tempo stesso complesso scrivere un racconto: «La brevità del racconto – ha detto la Garlaschelli – può risultare spiazzante e poco rassicurante. È necessaria, inoltre, un’ottima capacità di sintesi che non tutti hanno». Per concludere, si è parlato di quanto sia soggettiva la passione per la lettura e difficile consigliare un libro soprattutto ai giovani, disabituati a questo tipo di passatempo che rimane, spesso, solo un pesante obbligo.

lunedì 5 maggio 2008

Si può dare di più

“Voglia di Cambiare - Seguiamo l'esempio degli altri paesi europei”
di Salvatore Giannella
Editore: Chiarelettere
Prezzo: Euro 13,60

Tutto comincia con una statistica dell’Università di Cambridge: l’Italia è il paese meno felice d’Europa. Dove le morti sul lavoro, il precariato, le case sempre più costose, i trasporti, l'energia, la sicurezza stradale, lo smaltimento dei rifiuti, la parità tra i sessi sembrano problemi impossibili da risolvere. Salvatore Giannella con il libro “Voglia di cambiare” dimostra che i problemi, anche quelli grandi, si possono affrontare e superare, basta guardare ai modelli di eccellenza degli altri paesi europei. Un viaggio complesso all’interno della buona politica, quella vera, concreta, lontana dagli slogan cui siamo abituati. Strade, case per tutti, aria pulita e città vivibili non sono un’utopia, ma una realtà che i nostri vicini europei possono sbandierarci sotto il naso senza problemi. La Svezia ha quasi azzerato le morti bianche, conquistando il primato mondiale della sicurezza sul lavoro con l’introduzione di un delegato per la salute e la sicurezza. E guai a fare i furbi: due ministri, infatti, sono stati costretti alle dimissioni per aver retribuito in nero la babysitter e non aver pagato il canone tv. Con l'invenzione della corsia dinamica, in Spagna non si vedono più ingorghi in entrata e in uscita dall'autostrada, mentre i treni corrono superveloci. A Friburgo, in Germania, i cittadini hanno detto no al nucleare, ma contemporaneamente hanno detto sì alle energie pulite e trasformato l'energia solare in un formidabile business. L'Inghilterra ha scelto i migliori architetti per progettare case popolari di pregio e quartieri a misura d'uomo, e con controlli severi ha dimezzato le stragi sulle strade. I danesi non hanno più l'incubo della precarietà grazie alla "flessicurezza", mentre a Copenhagen i rifiuti vengono bruciati nel cuore della città, in regola con le leggi (e con tecnologia made in Italy). Una valanga di esempi concreti che inducono sensazioni contraddittorie: da un lato delusione per la triste situazione italiana, dall’altro fiducia nella possibilità di migliorare le cose. I problemi non sono né di destra né di sinistra. Non è importante se ad affrontare un problema sia un governo di un certo colore: quello che conta è distinguere tra i politici che fanno le conferenze stampa per annunziare l'inizio di un progetto e quelli che lo fanno dopo. Quelli che lavorano col pensiero della prossima campagna elettorale e quelli che lavorano pensando alle prossime generazioni, al futuro. Con la voglia e la risolutezza, con regole precise, condivise e rispettate da tutti risolvere i problemi si può e le soluzioni sono di una semplicità sconfortante. La buona politica è anche alla nostra portata.