martedì 23 ottobre 2007

Al Piccolo di Milano Franco Branciaroli moderno Galileo


"Vita di Galileo"
di Bertolt Brecht
con Franco Branciaroli
regia Antonio Calenda
Teatro Piccolo, Milano
dal 23 ottobre all'11 novembre 2007

Dopo il successo di pubblico e critica dello scorso marzo a Roma, torna, questa volta ospitato dal Piccolo Teatro Strehler di Milano, lo spettacolo "Vita di Galileo". Il testo, composto fra il 1938 e il 1943 da Bertolt Brecht, vede l'intepretazione di Franco Branciaroli e la regia di Antonio Calenda nell'anno del cinquantenario della morte del grande drammaturgo tedesco. Dal 23 ottobre all'11 novembre verra' ripercorsa la parabola del grande scienziato pisano,a partire dall'invenzione del cannocchiale, alla scoperta dei pianeti di Giove, alla prima condanna del Sant'Uffizio, fino all'ultima vecchiaia che trascorse nel suo domicilio in conseguenza della seconda e definitiva condanna. La figura di Galileo, lo scienziato che con le sue rivoluzionarie intuizioni rischia di mettere a repentaglio gli equilibri teologici e sociali del suo tempo e che si piega alla ritrattazione per timore della tortura e per mancanza di vocazione eroica, è la metafora dello scienziato moderno, dell'intellettuale perseguitato dall'inesorabile binomio scienza-fanatismo.
Questo è quanto racconta Brecht col suo "Galileo". Non tanto la storia di un uomo che lotta tra eroismo e debolezze contro il potere, ma la storia di un problema, delle sue origini materiali e delle ragioni umane e sociali che lo hanno consegnato così nelle nostre mani attraverso i secoli.
Il dramma fu rielaborato in almeno tre distinte riprese ed è sempre stato considerato come l'opera meglio riuscita della produzione brechtiana e una sorta di ''testamento spirituale''. Un capolavoro nei cui inquietanti chiaroscuri si possono intuire le vie per comprendere veramente il XX secolo e i suoi conflitti, ovvero le ombre del nostro presente, come gia' sottolineo' nel 1963 Giorgio Strehler nel suo allestimento.

venerdì 19 ottobre 2007

Milano. In scena al Piccolo "Il revisore" di Gogol



"Il revisore"
di Nikolaij Gogol
regia di Valery Fokin
Teatro Piccolo di Milano
il 20 e 21 ottobre 2007


Siamo in una cittadina di provincia in Russia. Il podestà riceve la notizia dell'arrivo di un revisore in incognito e convoca i funzionari della città per nascondere e ripulire il disordine e il malcostume che regnano in città. Non è necessario correggere, basta coprire temporaneamente le magagne più evidenti. Un avventuriero squattrinato è scambiato per il funzionario inviato dal governo a eseguire l'ispezione. Consapevole dello scambio, l'uomo sfrutta con disinvoltura tutti coloro che gli si avvicinano per corromperlo, fino ad eclissarsi indisturbato all'arrivo del vero revisore.
Grandiosa satira della burocrazia di tutti i tempi e tutti i paesi, "Il revisore" si rivela ancora oggi di incredibile attualità. La vicenda si arricchisce di una grandiosa galleria di tipi umani di cui vengono stigmatizzati vizi e meschinità, mentre sullo sfondo si intravedono gli aspetti sublimi e i tratti sarcastici di una delle città più straordinarie di ieri e di oggi qual è San Pietroburgo. L'assurdo tra le pieghe della vita quotidiana, lo squallore che ci circonda anche oggi nella convinzione di molti che vizio e impunità siano vincenti: è questa la carta vincente della brillante commedia che sulla condizione umana sparge i forti sapori dell'anima russa.
"Il revisore", un classico del teatro russo, di Nikolaij Gogol e messo in scena da Valery Fokin, giunge per la prima volta al Piccolo di Milano direttamente da San Pietroburgo e sarà rappresentato in lingua originale con sottotitoli in italiano."Lo spettacolo - ha spiegato Sergio Escobar, direttore del Piccolo Teatro - arriva a Milano grazie a un accordo di collaborazione nato lo scorso anno tra il nostro teatro e l'Alexandrinsky. "Così fan tutte" di Mozart e "Giorni felici" di Samuel Beckett, entrambi prodotti dal Piccolo e con la regia di Giorgio Strehler, sono stati infatti invitati a San Pietroburgo per festeggiare la riapertura dopo il restauro. "Il revisore" ospitato al Piccolo - ha aggiunto Escobar - rappresenta una nuova tappa nella linea di questa collaborazione".

venerdì 12 ottobre 2007

Il surf l'hanno inventato i pinguini


"Surf's Up - I re delle onde"
Sony Pictures International
Usa 2007
animazione
Nelle sale dal 7 ottobre 2007


Evidentemente il filone "mondo dei pinguini" non è ancora stato esaurito dagli autori del grande schermo. Dopo i quattro agenti improvvisati naviganti di Madagascar e "Happy Feet", ecco il surfista di Ghiacciano terme Cody Maverick. Il film di animazione creato dalla Sony Pictures International è, forse, banale nei contenuti, ma geniale nella realizzazione. Vengono intervistati protagonista e conoscenti e quando c’è dell’azione ci si muove con camera a mano, quindi tremolante e esplicitamente "presente", facendo capire che c’è un operatore dietro all’inquadratura (per rendere credibile le riprese in questo stile, si è utilizzata addirittura la motion capture). Il montaggio poi mischia il tutto mettendoci dentro anche spezzoni televisivi, con tanto di presentatori e cronisti e commento fuori campo degli stessi personaggi a vicenda già avvenuta. Come in una specie di reality show seguiamo il protagonista dietro le quinte di un'importante gara di surf (sport inventato dagli stessi pinguini) e tra vicende esilaranti, toccanti, demenziali il messaggio che viene trasmesso è "se hai un sogno, non arrenderti mai". Niente di eccezionale, ma l’approccio leggero e divertente, con tanto di citazioni sportive, è adeguato e rende fluida la visione. Il surf e lo sport come divertimento, non come competizione. Azzeccata la colonna sonora, che mette insieme una serie di hit, che già da sole sanno di vacanza. "Surf’s up" non sarà il cartone dell’anno, ma ha, quanto meno, il merito di mettere di buon umore.

Un libro, una collezione, un'avventura



"La raccolta Rinaldi Paladino, il Novecento"
di Gregorio Rossi
Giorgio Mondadori editore

Seconda metà del Novecento. Grazie all'amicizia del Conte Cini, Giuseppe Rinaldi viene a contatto coi maggiori artisti della sua epoca e coltiva la sua passione per l'arte raccogliendo diverse opere in una collezione privata. Dopo lo smantellamento della raccolta, nel 2006, la Rinaldi-Paladino Art Museum Foundation incarica Gregorio Rossi di ricostruire la collezione nella sua integrità.
Il volume "La raccolta Rinaldi Paladino, il Novecento", vuole essere non solo un catalogo di opere, ma la descrizione delle stesse attraverso gli occhi del collezionista e l'avventura nel mondo della storia dell'arte di Giuseppe Rinaldi.
Una particolare attenzione è riservata all'opera di Amedeo Modigliani nella sua formazione italiana: intorno ai suoi quadri, infatti, ruotano le opere di diversi artisti quali Llewellyn Lloyd, Lorenzo Viani, Antonio Antony de Witt, Gino Romiti, Oscar Ghiglia, Renato Natali. Una nuova ottica che si pone l'intento di stimolare mostre ed eventi che pongano Amedeo Modigliani non solo come mero interprete di un periodo artistico, ma anche come innovatore, portatore di idee sviluppate da altri grandi artisti della pittura italiana come Giovanni Fattori.

Milano per Strehler: "La storia della bambola abbandonata"



"La storia della bambola abbandonata"
di Giorgio Strehler
Piccolo Teatro Studio, via Rivoli 6, Milano
Dal 14 ottobre al 4 novembre 2007

"L'idea geniale fu quella di creare uno spettacolo per bambini, di cui i bambini fossero non solo i destinatari, ma anche i protagonisti". Così Sergio Escobar, direttore del Piccolo Teatro, descrive l'originalità de "La storia della bambola abbandonata", pièce ideata da Giorgio Strehler dall'intreccio dell'opera omonima di Alfonso Sastre e del testo di Bertolt Brecht "Il cerchio di gesso del Caucaso".
Paca e Lolita sono due bambine coetanee. Paca trova nell’immondizia una vecchia bambola malandata, gettata via dalla ricca e viziata Lolita. La prende con sé e, con l’aiuto di alcuni amici, la ripara. Lolita, indispettita nel vedere il suo vecchio giocattolo tornato come nuovo nelle mani di un’altra ragazzina, rivuole indietro la bambola. Come risolvere la lite?
Lo spettacolo, dal forte impatto etico, si prefigge di trasmettere un messaggio fondamentale: le cose non sono di chi le ha ricevute senza aver fatto nulla per conquistarle, ma di chi le migliora, le difende, le lavora e le ama.
Andrea Jonasson, compagna di vita di Strehler, insieme a 28 bambini tra i cinque e i dieci anni sono i protagnisti di una storia affascinante, a metà tra il sogno e la realtà che vuole essere al tempo stesso un momento di svago e un modo per insegnare ai più piccoli la magia del teatro. "Lavorare con i bambini - ha dichiarato Andrea Jonasson - è stato bellissimo: si sono divertiti molto, dapprima improvvisando, poi capendo piano piano il vero spirito della recitazione".
Scene e costumi sono quelli storici di Luciano Damiani a cui è dedicato lo spettacolo. L'artista, morto qualche mese fa, ha realizzato con Strehler capolavori come "Vita di Galileo" e "Il giardino dei ciliegi".

mercoledì 10 ottobre 2007

L'America Latina di un reporter "per caso"


"Adiòs - Il mio viaggio attraverso i sogni perduti di una generazione"
di Toni Capuozzo
Mondadori
16,50 euro

Fine anni ’70. Mentre l'Italia precipita nel baratro degli anni di piombo e i giovani protagonisti di una stagione irripetibile vivono un disorientamento profondo che porta alcuni verso la lotta armata, altri verso la tossicodipendenza, molti verso una ritrovata normalità, Toni Capuozzo sbarca, seguendo i suoi sogni e i suoi ideali, in Centro America. In pochi anni, viaggiando di continuo tra il Nicaragua della rivoluzione vittoriosa dei sandinisti contro il tiranno Somoza, il Salvador che entra nel delirio della guerra civile con l’assassinio dell'arcivescovo Romero, la Cuba di Castro, l’Argentina delle Falkland e di Borges e l’Amazzonia di Fitzcarraldo, un giovane approdato per caso al giornalismo diventa un reporter professionista. Toni Capuozzo sviluppa la convinzione della necessità di andare a vedere con i propri occhi ciò che succede, raccontare le storie straordinarie delle persone normali, rischiare di persona per arrivare alla verità, anche quando ciò significa mettere in crisi le proprie certezze e i propri ideali. In un'intricata foresta di racconti, lussureggiante di personaggi indimenticabili e atmosfere suggestive, il giornalista televisivo (nato a Udine nel 1948), inviato di guerra, vicedirettore del TG5, rievoca gli anni del suo apprendistato e della sua disillusione, che è stata quella di tanti altri.
Un libro affascinante per chi sa immergersi nell'atmosfera, per chi già conosce le vicende dell'America Latina di quegli anni, per chi è in grado di immedesimarsi nella personalità del reporter di guerra.

martedì 9 ottobre 2007

Paul Gauguin e la pittura onirica


“Paul Gauguin. Artista di mito e sogno”
Complesso del Vittoriano, Roma
Dal 6 ottobre 2007 al 3 febbraio 2008

Con oli, disegni, sculture e ceramiche si è aperta sabato scorso al complesso del Vittoriano di Roma la rassegna “Paul Gauguin. Artista di mito e sogno”. 150 capolavori che documentano il percorso umano e artistico del grande maestro, dalle origini ai suoi viaggi in Bretagna, in Danimarca, in Oceania. I richiami alla cultura e alla tradizione sono arricchiti da innovazioni del suo linguaggio pittorico e a un esotismo colto ed eclettico che fanno dell'opera di Gauguin qualcosa di unico e prezioso.
Alla realizzazione della mostra hanno contribuito capolavori prestati da importanti musei pubblici e prestigiose collezioni private di tutto il mondo, tra cui spiccano il museo dell’Ermitage di San Pietroburgo, la National Gallery of art di Washington e la Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen. Quanto esposto, compresi i capolavori dei suoi contemporanei con i quali Gauguin ha avuto rapporti di lunga amicizia, ripercorre l’intero cammino della vita e dell’opera dell’artista, da cui traspare la costante ricerca di una sorta di mitico Eden, il sogno di un luogo remoto sospeso nel tempo in cui regna una pace perfetta e un’abbondanza felice. L'artista raffigura quasi ossessivamente l’incontro tra il colonizzatore europeo e gli indigeni trasformando in modo radicale tale difficile rapporto in opere al tempo stesso incantate e inquietanti. Gauguin l’artefice di miti e sogni, Gauguin il simbolista era anche Gauguin il virgiliano ed il classicista, i cui modelli di pensiero sono strettamente legati all’arte e alle tradizioni letterarie di Roma antica. Non è un classicista né un accademico convenzionale, eppure i riferimenti all’antichità classica sono, per certi versi, inevitabili: in un momento storico in cui la ricerca etnologica e la comprensione delle cosiddette “culture primitive” sono ancora agli inizi, il pittore non avrebbe potuto rappresentare la società indigena bretone, della Martinica o del Pacifico meridionale senza fare in parte riferimento ai paradigmi dell’antica Grecia, romani, virgiliani e dell’Età dell’oro.
Per l’artista francese, stanco della lotta quotidiana per la sopravvivenza, imprigionato nella moderna Parigi, i miti di una cultura superstite e primitiva in Martinica, Bretagna e Arles e il sogno di una vita libera tra i pacifici abitanti dell’Oceania rappresentano una liberazione, infiammano la sua fantasia e nutrono le sue energie creative. E' a Tahiti e alle Marchesi che Gauguin trova davvero sé stesso dando vita a una serie di opere tra le più vivide e durature nella storia dell’arte, campite di verdi e di donne dalla paradisiaca contemplazione.

venerdì 5 ottobre 2007

"Rush Hour": due strampalati piedipiatti a Parigi


"RUSH HOUR - MISSIONE PARIGI"
Regia di Brett Ratner
Con Jackie Chan e Chris Tucker
Action-comedy
Usa 2007
Nelle sale dal 5 ottobre 2007

Nel cuore di Parigi si nasconde un segreto mortale che l’ambasciatore cinese Han si accinge a svelare. L’agente diplomatico, infatti, è entrato in possesso di nuove ed esplosive prove relative all’organizzazione interna delle Triadi (la più potente e tristemente nota organizzazione criminale del mondo) e ha scoperto la vera identità di Shy Shen, il perno attorno al quale ruota l’intera organizzazione. Han è a Los Angeles e sta per testimoniare davanti ai giudici della Corte Penale Internazionale quando viene messo a tacere dalla pallottola di un misterioso assassino...
Dopo anni di preparativi Jackie Chan e Chris Tucker tornano a impersonare rispettivamente Lee e Carter, leggendaria quanto strampalata coppia di ispettori di polizia, a chiudere quella che si afferma come la trilogia action-comedy più prolifica della storia del cinema contemporaneo a livello di incassi. Il terzo, attesissimo, episodio di “Rush Hour” riprende le fila della serie e le ripropone in un contesto neutro per i protagonisti, quello francese. Nessuno dei due gioca in casa e i disastri che scaturiscono dalla loro interazione non possono che aumentare esponenzialmente. Situazioni rocambolesche non tardano a presentarsi con il continuo gioco a tira e molla del duo tra il personaggio equilibrato e quello fuori di testa. Si procede, secondo copione, tra combattimenti funambolici e spassose sequenze da operetta con tanto di balletti e immancabili interpretazioni canore.
L'azione è come di consueto ricca di trovate gloriose, ma rispetto ai primi due capitoli della saga fa un passo indietro, quasi a voler scansare i riflettori. Nonostante ciò l'intrattenimento rimane di buona qualità e a parte qualche siparietto forzato, l'episodio rimane di imprescindibile visione per gli appassionati della serie e dell'action-comedy in generale. Jackie Chan invecchia, ma i suoi anni se li porta decisamente bene.